Giuseppe Gibilisco: La passione del volo che non finisce mai

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Giuseppe Gibilisco

Non ha mai smesso di volare. “Perché – dice – il volo mi ha sempre regalato quell’adrenalina che per me è il sale della vita”. Una massima che Giuseppe Gibilisco ha fatto sua, durante gli anni della sua florida carriera di saltatore con l’asta. Un concetto che ha rafforzato anche dopo, perché il 35enne atleta siracusano adesso non ha più un’asta in mano (anche se dopo l’annuncio del suo ritiro dalle competizioni ufficiali, ha fatto marcia indietro), bensì un deltaplano. E con questo marchingegno che lui stesso ha perfezionato (ricordando un po’ quando costruì anni fa una struttura ideale per i suoi allenamenti, tanto da guadagnarsi l’appellativo dell’”Archimede dello sport”), oggi Gibilisco vola. Lo fa ogni settimana, per brevi e lunghi tratti (da Siracusa ha persino raggiunto il Lazio dopo circa 7 ore di volo) e sembra aver trovato il suo nuovo hobby e una sua seconda giovinezza. Gibilisco ricorda ancora oggi con passione e con emozione il suo primo salto, al campo scuola Pippo Di Natale con Silvio Lentini (“era una istituzione, il mio maestro di vita”).

Ricorda titoli, mondiali (l’oro di Parigi nel 2003 resta una immagine che fa ancora stropicciare gli occhi), cadute e nuove scommesse (“negli ultimi due anni ho ritrovato la voglia di fare questo sport”). E ricorda una Siracusa diversa, “di quelle – dice Peppe Gibilisco – che aveva voglia di sognare, di creare qualcosa, di realizzare centri polifunzionali. Quello sarebbe il mio sogno oggi, ma…”. I tempi sono cambiati e allora il sogno del campione del mondo di salto con l’asta, che dopo l’annunciato ritiro ha fatto un passo indietro ed è tornato in pista a Formia, è diventato un altro: “Volare più in alto, sono ambizioso e mi sono detto un giorno. Da Cassino a Siracusa tornerò in deltaplano”.

Ci ha impiegato 4 anni e mezzo ma poco tempo fa, con il suo nuovo modello ultra-leggero ha percorso in 6 ore la tratta dal Lazio alla sua Sicilia. “Presi il brevetto, ho fatto tante lezioni e adesso sono pronto per una sfida nuova, anche se il mio sport rimane il salto con l’asta”.

Detiene ancora il record italiano, Peppe Gibilisco e qui a Siracusa vorrebbe rimettere radici, creando una scuola specializzata, un centro tutto nuovo ma rimangono solo sogni. “Per il momento. Sono salito in cielo. Perché non provare a costruire qualcosa di nuovo? L’altro giorno mi ha chiamato un amico tedesco. Da loro c’erano 4 gradi, io gli ho risposto che stavo andando al mare. Abbiamo un clima che tutti ci invidiano ma non lo sfruttiamo. E tutti scappano, proprio come il sottoscritto”. Aveva 16 anni. Peppe lasciò la sua famiglia, il papà Carmelo che poi ha perso negli anni, proprio come il maestro Lentini. “Due figure scolpite nella mente che ogni volta che torno a Siracusa mi piacerebbe ritrovare ma poi scopro che non ci sono più”.

E allora Peppe – che in ogni sua puntata a Siracusa è sempre “coccolato” da amici che lo vorrebbero sempre più presente proprio per provare a cambiare la mentalità di chi, oggi, è troppo ancorato al passato – decide di tornare a Formia. Una cittadina poco distante Roma che lo ha adottato. E che, anche dopo l’annuncio del suo ritiro, aveva provato a “rimetterlo” in pista.

Purtroppo era accaduto quello che era successo l’anno scorso ai Mondiali di Mosca: tre nulli alla misura d’entrata – le sue ultime parole da atleta agonista – per ogni atleta arriva il momento in cui bisogna dire basta e questo è il mio. E’ da tempo che ci rifletto. Ringrazio tutti coloro che mi hanno dato la possibilità di essere qui, e la Fidal. Spero di aver lasciato bei ricordi ed emozionato nei miei anni migliori. Grazie all’atletica ho imparato tante cose, ho girato il mondo e conosciuto tante culture che altrimenti non avrei mai sfiorato. Grazie a tutte le persone che mi sono state vicino”.

Genio e sregolatezza. Nell’atletica come nella vita altrimenti non sarebbe stato Peppe Gibilisco, colui che con il deltaplano è capace di raggiungere Formia in poche ore di volo. Colui che, dopo aver annunciato l’uscita di scena, ha deciso di fare un passo indietro. Rimettersi a gareggiare ma nel frattempo guardare avanti e pensare ad una scuola specializzata, di quelle che formano campioni proprio come lui. Di quelle che ti insegnano a rischiare, a scommettersi, a lottare. Dopo ogni caduta più che ogni vittoria.

Nel suo futuro, infatti, potrebbe esserci un ruolo tecnico, magari legato al centro federale di Formia, sua seconda casa sin da quando, ragazzino, con una buona dose di coraggio e di ambizione, lasciò la sua Sicilia per diventare grande e tentare l’avventura. “Spero che il mio bagaglio di esperienze possa venir sfruttato per riorganizzare il salto in alto in Italia”, ha poi aggiunto l’atleta delle Fiamme Gialle. Perché Peppe Gibilisco ha sempre guardato avanti. Non si è mai accontentato. Non ha mai vivacchiato. L’asta come una missione, coltivata soprattutto seguendo il grande Vitaly Petrov, prima che le strade si separassero. Non si è mai fatto mancare nulla. Nemmeno, suo malgrado, una storiaccia di doping archiviata con piena assoluzione. Lo travolse – soprattutto psicologicamente – in un uno dei momenti migliori. Senza, forse, si sarebbe tolto altre importanti soddisfazioni. Restano, oltre all’oro iridato col personale di 5.90, un bronzo olimpico (Atene 2004), un bronzo europeo junior (Annecy 1998), un europeo under 23 (Amsterdam 2001) e una lunga serie di piazzamenti prestigiosi e misure da pochi. Resta quella faccia un po’ così, di uno a cui piace pensare in grande, perché grande, in fondo, Peppe Gibilisco lo è per davvero.

Manuel Bisceglie

Tratto da Siracusain.net

 

Giuseppe Gibilisco: La passione del volo che non finisce maiultima modifica: 2015-03-17T06:00:55+01:00da atleticanotizie
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