Mentre l’atletica va a fondo, il nuoto ne analizza la cause

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Da http://blog.guerinsportivo.it/

Gli Europei in vasca corta terminati domenica in Israele hanno confermato che l’Italia è una potenza del nuoto, ben al di là della sempre vivissima Pellegrini: 7 ori, 5 argenti e 5 bronzi, secondi nel medagliere dietro l’Ungheria in quelli che saranno sì ‘europeini’, visto che il nuoto vero ed in ogni caso quello olimpico è in vasca da 50 metri, ma che rappresentano in ogni caso il miglior bilancio azzurro nella storia della manifestazione. Non possiamo inerpicarci in analisi tecniche per cui non abbiamo la competenza (del resto non sapremmo allenare meglio di Allegri pur avendo visto centomila partite di calcio), anche se il record mondiale di Paltrinieri nei 1.500 è pazzesco agli occhi sia del tecnico che dello spettatore occasionale, ma possiamo senz’altro fare un confronto con l’atletica, cioè l’altra disciplina che dà la dimensione della cultura sportiva di una nazione.

Negli ultimi Europei, quelli del 2014 a Zurigo, l’Italia dell’atletica è uscita con 2 ori (Meucci nella maratona e la Grenot nei 400) e un argento (la Straneo nella maratona), ma se vogliamo fare un confronto con gli Europei ‘minori’, cioè quelli indoor (il paragone è forzato ma ci sta, perché in entrambi i casi alcuni potenziali favoriti sono rimasti a casa) prendiamo l’edizione dello scorso marzo a Praga da dove l’Italia è uscita con 2 argenti e un bronzo. E allora? Gli esperti di politica sportiva, soprattutto quelli anti-Malagò, godono nel sottolineare queste differenze perché Barelli, il presidente della federnuoto, è il grande nemico politico del numero uno del CONI mentre Giomi della FIDAL è un suo sostenitore.

Noi più modestamente diciamo che queste differenze sono imbarazzanti proprio a livello europeo, più che a livello mondiale. Perché nelle competizioni globali, come Mondiali e Olimpiadi, l’effetto ‘strutture’ nel nuoto è evidente e giustifica anche differenze enormi. Tolte poche specialità, nell’atletica invece il talento puro può emergere sia in un’isoletta sperduta che negli Stati Uniti o in Germania. Senza piscine e istruttori adeguati non può esistere nuoto agonistico. Basti pensare che agli ultimi Mondiali in vasca lunga, quelli di Kazan, un solo paese africano ha preso medaglie: il Sudafrica, con tre atleti bianchi, come da tradizione, a riprova del fatto che le strutture non sono proprio ben distribuite sul territorio e che in ogni caso i sudafricani neri non vedono il nuoto come sbocco sportivo interessante, discorso già fatto a proposito di rugby e calcio. Conclusione? L’atletica italiana, al netto della vicenda deferimenti (un caso di giustizia-spettacolo su cui torneremo), è messa ancora peggio di come sembra a prima vista, per colpe unicamente dei suoi dirigenti e della mentalità parastatale dei gruppi militari, con buona pace dei loro fiancheggiatori che si giocano sempre l’asso delle fibre bianche o dei ragazzi che fanno dieci chilometri di corsa per andare a scuola. Anche a Mosca? Anche a Parigi? Ma quanto sono lontane queste scuole da casa?

Twitter @StefanoOlivari

Mentre l’atletica va a fondo, il nuoto ne analizza la causeultima modifica: 2015-12-12T06:00:17+01:00da atleticanotizie
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