Sonia e Roldano, una coppia di vegan Ultrarunner- di Matteo SIMONE

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Lo sport accomuna, unisce, crea legami, sono tante le coppie di sportivi che portano avanti la loro passione per il benessere e la performance e ciò serve da collante alla loro relazione, per saldare e rafforzare i loro rapporti, in particolare per le ultramaratone ci vuole tanto supporto e tanto accudimento l’un l’altro per i periodi di preparaizone a gare lunghissime ed impegnative come possono essere quelle della durata di 24 ore, 36 ore fino ad arrivare alle 6 giorni di corse.

Tra le tante coppie sono specialisti in questo Sonia Lutterotti e Roldano Marzorati, loro sanno come organizzare la preparazione per le loro gare, come gestire le gare, come leccarsi le ferite a fine gara, è un rispetto reciproco, un accudirsi, un confrontarsi, un consigliarsi, a turno tifano l’uno per l’altro e fanno le loro strategie, tutto ciò serenamente con competizione ma con tanta passione.

Ho avuto modo di conoscerli, mi hanno ospitato abbiamo condiviso bei momenti assieme di corsa, di cibo vegan, di trasmissione di conoscenze e competenze sulle ultramartone rivolte ad un pubblico interessato in quel di Arco.

Sonia Lutterotti della Nazionale Italiana Ultramaratone ha fatto di questo sport una passione di vita ed ha scoperto una sorta di elisir che fa restare sempre giovani in compagni di belle persone che partecipano e frequentano questo mondo fantastico delle lunghe distanze.

Sonia si dedica alle ultra come se fosse un suo giardino da curare per ottenere il meglio, i fiori più belli profumati, e così si dedica a questo sport nelle varie fasi, dalla preparazione alla gara, al post gara, per avere benefici più ottimali e performanti.

Cosa significa per te essere ultramaratoneta? “Essere ultramaratoneta per me significa dedicare la vita, il tempo libero dal lavoro alla corsa, ma non alla corsa con il cronometro al polso ed un tempo ristretto per allenarsi. Significa libertà di allenarsi anche a lungo, assaporare l’aspetto della corsa lunga in ambienti naturali, direi che mi fa sentire libera.”

Sonia è riuscita a trovare la sua dimensione, la sua libertà, ad assaporare il meglio che la vita quotidiana può offrire con il sentire le proprie sensazioni corporee ed osservare quello che ti circonda mentre corri, persone, natura, animali, albe e tramonti.

Cosa ti motiva ad essere ultramaratoneta? “Oltre ai risultati in gara mi piace la lunga fase di preparazione alla gara, gli step per tentare di raggiungere l’obiettivo ed anche il post gara quando, con il mio compagno e con altri atleti/amici si chiacchera per una settimana ed oltre valutando tutti gli aspetti della competizione a cui si è preso parte.”

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Per Sonia non è importante solo la gara, solo il tempo trascorso in gara, ma è importante la fase di preparazione, il tempo vissuto precedentemente la gara, importante è anche la gara pura, quello che si sperimenta, le sensazioni vissute, ed altrettanto importante è il post gara, una sorta di rilassamento e non solo, i racconti e le condivisioni con gli amici, con Roldano che allo stesso modo di Sonia ha scoperto questa sorta di elisir di benessere.

Che significa per te partecipare ad una gara estrema? “Correre una gara di ultramaratona è dare un senso alla corsa: la preparazione della gara (preparare il fisico, la mente, i materiali, la logistica), raggiungere l’obiettivo e goderne, oppure non raggiungere l’obiettivo e valutare le motivazioni dell’insuccesso. Partecipare ad un ultramaratona è anche grande condivisione e amicizia con altri atleti ed assistenti, specialmente nelle gare su circuito tipo 24h o 6 giorni.”

Sonia non butta niente, se c’è un successo ne gode, se c’è un insuccesso diventa un’occasione per apprendere.

Hai mai pensato di smettere di essere ultramaratoneta? “Ho quasi 55 anni, non so quanto potrò continuare questa intensa attività sportiva, non penso di smettere, cercherò di pormi obiettivi raggiungibili.”

Sonia è consapevole della sua età anagrafica e del rispetto dei suoi limiti, ma non molla, tutt’al più si tratta di riconsiderare e rimodulare gli obiettivi che diventano meno ambiziosi di una volta ma comunque allettanti.

C’è una gara estremi che non faresti mai? “Ci sono gare dove, per le condizioni estreme, i partecipanti corrono rischi che non mi sentirei di correre. Condizioni atmosferiche di caldo o viceversa di freddo, gare in autonomia o in orientamento dove serve un’esperienza che non è nel mio bagaglio d’atleta.”

Sonia si conosce bene grazie alla sua pluriennale esperienza di allenamenti e competizioni e sa cosa temere e dove potrebbe farsi veramente male e quindi non ama osare al punto di correre rischi seri per la sua salute,

Hai mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere ultramaratoneta? “Come tanti atleti anch’io ho avuto periodi di gran forma e periodi meno brillanti, infortuni ecc…ma proprio praticando questa disciplina sportiva ho imparato che nello sport, come nella vita, tutto passa.”

In questo sport di lunga durata, lunghe distanze, bisogna essere pazienti, avere un approccio meditativo e considerare come sostiene Sonia che le crisi, come gli infortuni, come arrivano così se ne vanno, quindi bisogna essere cauti e sereni.

Cosa ti spinge a continuare ad essere ultramaratoneta? “Cosa mi spinge a continuare: come ho già detto l’attività sportiva riveste un ruolo rilevante nel mio quotidiano, le soddisfazioni, l’appagamento, le amicizie, tanto arriva dall’ultramaratona.”

Nell’ultramaratona avviene una sorta di scambio, si fatica, si soffre, ma l’ultramaratona in cambio ti dà tanto in termini di soddisfazioni, appagamento personale, condivisioni.

Hai sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare? “In qualche occasione ho sperimentato il limite fisico, nonostante volessi continuare nel perseguire l’obiettivo il mio corpo non me l’ha permesso.”

Bisogna porre tanta attenzione negli sport di endurance, è importante trovare un giusto e sano equilibrio tra cuore, mente e corpo, rispettare tutte e tre le componenti senza strafare e senza farsi ingannare da alcune delle tre.

Quali i meccanismi psicologici ritieni ti aiutano a partecipare a gare estreme? “Partecipare ad una gara di ultramaratona quando sto bene e non ho problemi per me non è difficile, sono molto motivata. Quando invece non sono preparata non ho molte armi a disposizione. Naturalmente anche quando tutto va bene arriva la crisi, il momento di grande stanchezza, per resistere alla fatica cerco di ‘ingannare’ la mente; ad esempio invece di pensare al lontano obiettivo finale mi pongo degli obiettivi intermedi, oppure cerco di estraniarmi pensando a qualcosa di completamente diverso da quel che sto facendo.”

Sonia ha tanta esperienza ed ha imparato ad addomesticare la fatica, a trattare la crisi, a rimodulare gli obiettivi in caso di difficoltà, a trovare comunque le sue motivazioni nel portare a termine le gare, nell’andare avanti con fiducia e determinazione.

Quale è stata la tua gara più estrema o più difficile? “La gara di ultramaratona più difficile è stata sicuramente la Spartathlon 2015. Non ero preparata né fisicamente ma soprattutto mentalmente alla fatica e sofferenza che il percorso richiedeva.”

Sonia ha sperimentato le gare più impensabili per l’umano, la Spartathlon una gara ambita da tanti ultramaratoneti, lunghissima e durissima.

Quale è una gara estrema che ritieni non poterci mai riuscire a portarla a termine? “Non credo esista una gara impossibile. Se ci credi lo puoi fare. Devi volerlo e prepararti.”

Come tanti altri ultramaratoneti, anche Sonia è fedele al detto “se vuoi puoi” e quindi sa che se c’è passione per qualcosa, non la ferma nessuno, fa ti tutto per ottenerla.

Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici? “Spostare i propri limiti penso sia quasi fisiologico per un’atleta di ultramaratona, raggiunto un obiettivo si crea un bisogno di fare ancora meglio, di superare se stessi. In questo tipo di gara l’avversario non è un altro atleta ma la gara stessa.”

In questa modalità di fare sport, l’avversario a volte non è l’altro atleta ma la gara stessa, a volte non si affronta un altro avversario ma la gara stessa per portarla a termine, per non farsi intimidire.

Cosa pensano i tuoi famigliari ed amici della tua partecipazione a gare estreme? “Quando tutto va bene credo pensino che sono una persona determinata e sono orgogliosi dei risultati, quando ho dei problemi qualcuno pensa che chiedo troppo a me stessa.”

Ai famigliari, una volta capito che Sonia è una vincente e che sperimenta estremo benessere, sono orgogliosi delle sue prestazioni, ma sempre un po preoccupati per la sua salute.

Ai fini del certificato per attività agonistica, fai indagini più accurate? Quali? “Ogni anno mi sottopongo ai normali test per il conseguimento del certificato medico sportivo con test da sforzo, spirometria e test sulle urine. Sono seguita dal team medico della squadra nazionale di ultramaratona.”

In questo sport Sonia non è sola, oltre al compagno Roldano che si occupa di lei, vie è tutto il Team, lo staff della Nazionale disposta a seguirla dal punto di vista medico e non solo.

Hai un sogno nel cassetto? “Sogni nel cassetto sempre tanti! Spero di avere ancora qualche anno di buona salute per realizzarli e continuare a sognare…finire una gara mai finita…finire una gara non ancora inventata…magari organizzare una gara con e per amici.”

Ancora sogni per Sonia ma molto umili, ma non si sa mai è capace ancora di sorprendere se stessa e non solo.

Matteo SIMONE

Sonia e Roldano, una coppia di vegan Ultrarunner- di Matteo SIMONEultima modifica: 2016-03-23T21:35:46+01:00da atleticanotizie
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