Se “Gimbo” Tamberi riesce a saltare 2.40 o più sarà il 17° jumper a farlo

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Tutti sanno che l’obiettivo dichiarato di Gianmarco Tamberi per il 2016 è quello di riuscire a superare l’asticella posta a 2.40 ai giochi olimpici di Rio. Magari potrebbe anche riuscirci prima, per scoraggiare la concorrenza…  E la vicinissima effettuazione dei campionati europei potrebbe essere l’occasione giusta. Certo è che saltare la misura a Rio gli garantirebbe un  posto sul podio. Ma lui punta al gradino pù alto.  Ed allora gli dedichiamo la presente ricerca, relativa a tutti i saltatori-over 2.40 che finora sono riusciti nell’impresa di sorvolare una asticella posta a 240 centimetri dal terreno.

Ebbene, nella storia del salto in alto a partire dal 1912, data ufficiale indicata dalla Iaaf per avviare la tabella dei record mondiali della specialità, l’asticella posta a 2.40 o più è stata valicata 57 volte (40 outdoor e 17 indoor) da ben 16 atleti.

Ha iniziato per primo l’ucraino Rudolf Povarnitsyn, un lungagnone di 2.01 di statura, che l’11 agosto 1985 a Donetsk saltò per primo la fatidica misura, migliorando il precedente record mondiale di 2.39 del cinese Zhu Jianhua stabilito un anno prima, esattamente il 10 giugno 1984 a Eberstadt. Nell’occasione Povarnitsyn si presentò in gara otto giorni dopo essersi classificato al decimo posto con 2.20 ai campionati russi di Leningrado (come si chiamava allora l’attuale San Pietroburgo) e, udite udite, forte (si fa per dire) di un personal best di 2.26. Quindi nella gara del record si migliorò di ben 14 centimetri !!! Quasi difficile da credere. Come se oggi un saltatore da 2.32 di punto in bianco sorvolasse i 2.46 del nuovo primato mondiale…. Ci sorregge la successione dei salti effettuati dall’ucraino. Entrato in gara a 2.13 ha poi superato al primo tentativo 2.16-2.19-2.22-2.25-2.29 (e qui era già oltre il proprio record personale precedente) ed ancora 2.32. Alla successiva misura di 2.35 è riuscito al terzo tentativo ed anche alla misura del record ce l’ha fatta alla terza prova. Povarnitsy non è stato una meteora: nel prosieguo di carriera si è espresso a ottimi livelli, ma senza più avvicinare neppure lontanamente il record. Tre anni dopo, nel 1988, ha saltato 2.36 a Bratislava battendo Sotomayor, poi si è ripetuto con la stessa misura di 2.36 (inframmezzata da due 2.34, a Losanna e Barcellona, e da un 2.35 a Vladivostok) ai giochi olimpici di Seoul, conquistando il bronzo. Bratislava, nell’allora Cecoslovacchia, gli portava fortuna: nel 1989 ha vinto con 2.34 e nel 1990 con 2.33.  Due stagioni dopo, a trent’anni, ha chiuso la carriera.

Il secondo in ordine di tempo a migliorare il record, saltando 2.41, è stato un altro sovietico, stavolta kirghiso, Igor Paklin, che 24 giorni dopo il 2.40 di Povarnitsyn, gli ha soffiato il primato vincendo le Universiadi di Kobe, in Giappone, il 4 settembre. Stavolta Paklin era più credibile, perché possedeva un pb di 2.36 indoor ottenuto l’anno prima a Milano quando vinse la gara del triangolare Italia-Unione Sovietica-Spagna. Questa la sua successione del record: 2.20 e 2.26 alla prima prova, 2.29 alla seconda poi una incredibile sequenza di 2.31-2.33-2.35 e 2.41 tutti al primo tentativo. Una gara quasi perfetta, dunque. Nel frattempo erano state accese le luci dello stadio per il protrarsi (non previsto) della gara. Non pago del primato, Paklin ha chiesto di portare l’asticella a 2.43, ha sbagliato le prime due prove e, prima che effettuasse la terza, gli organizzatori hanno dato l’ordine di… spegnere i riflettori. Cose d’altri tempi.

Due anni dopo, il 30 giugno 1987, è toccato allo svedese Patrik Sjoberg issarsi a 2.42 nella “sua“ Stoccolma, anche se nativo di Goteborg, proprio vicino al mitico stadio Ullevi. Questa la sua successione di gara: 2.24-2.32 e 2.35 alla prima prova e 2.42 alla terza.

Poi è arrivato Sua Maestà il cubano Javier Sotomayor che l’8 settembre 1988 ha portato il record a 2.43, poi ha incrementato fino a 2.44 a San Juan di Portorico il 29 luglio 1989 ed infine ancora a Salamanca il 27 luglio 1993 è volato oltre 2.45, una misura finora inarrivabile, record che resiste da ben 23 anni.

Altri “duequarantametristi” outdoor, passateci il termine, sono stati poi il romeno Matei, lo statunitense Austin, il russo Voronin fino ad arrivare ai giorni nostri con il russo Ukhov (più dedito alle indoor), Barshim, Bondarenko, Drouin e Protsenko.

Vediamo ora la progressione del record mondiale al coperto oltre 2.40.

Il primo a superare 2.40 in sala è stato il tedesco ovest Carlo Tranhardt che ci riuscì il 16 gennaio 1987 a Simmerath migliorando di un centimetro il 2.39 dell’altro tedesco Mogenburg che l’aveva stabilito a Colonia il 24 febbraio 1985, quindi poco meno di due anni prima. Lo scettro di Tranhardt ebbe vita breve, perché quindici giorni dopo lo svedese Sjoberg riuscì a saltare 2.41 al Pireo di Atene, appunto il 1° febbraio 1987. Ma Tranhardt, da tedesco doc, si riprese il record un anno e 25 giorni dopo, a Berlino,  il 26 febbraio 1988. A dirimere la questione “tedesco-svedese” ci ha pensato, come al solito, il Re cubano Sotomayor che il 4 marzo 1989 a Budapest ha fissato il primato agli attuali 2.43, che ancora resistono dopo ben 27 anni.  

Da allora uno dei più assidui frequentatori dell’over 2.40 è stato il russo Ivan Ukhov che è giunto fino a 2.42 a Praga il 25 febbraio 2014, seguito dal qatariano Barshim che ha sorvolato 2.41 a Athlone il 18 febbraio 2015. In precedenza erano riusciti a scavalcare 2.40 anche lo statunitense Conway nel 1991, lo svedese Holm nel 2005 e il russo Dmitrik nel 2014.

Questo per quanto riguarda la cronologia del record mondiale. Da allora ci hanno provato in tanti ad avvicinarsi alla vetta, ma senza fortuna. Ma vediamo quante volte un saltatore in alto ha sorvolato nella sua carriera la quota di 2.40.

Sotomayor domina dall’alto di una superiorità indiscussa: ci è riuscito ben 21 volte (17 all’aperto con 2.45-2.44-2.43-2.42-2.41 due volte e 2.40 undici volte, poi 4 al coperto con 2.43-2,41 e due volte 2.40).                Lo segue Barshim con 8 volte (6 all’aperto: 2.43-2.42-tre volte 2.41 e 2.40) e 2 al coperto 2.41 e2.40).    Poi Bondarenko con 7 volte, tutte all’aperto (2.42-due volte 2.41 e quattro volte 2.40),                    Ukhov con 5 volte (2.41 all’aperto poi 2.42-2.41 e due volte 2.40 al coperto), Sjoberg con 4 volte (2.41 e 2.40 outdoor e pure 2.41 e 2.40 indoor) e Tranhardt 2 volte tutte indoor (2.42 e 2.40).                              Seguono con 1 volta outdoor Povarnitsyn, Paklin, Matei, Austin, Voronin, Drouin e Protsenko e indoor Conway, Holm e Dmitrik.

In totale 57 risultati oltre 2.40 (40 outdoor e 17 indoor) ottenuti da 16 jumpers.

Forza Gimbo, potresti essere il diciassettesimo, se Kynard o qualche nome nuovo non ci riesce prima di te. Potresti esorcizzare il 17 e dimostrare che può anche essere un numero… che porta bbuono!!!

di Giuseppe Baguzzi

Se “Gimbo” Tamberi riesce a saltare 2.40 o più sarà il 17° jumper a farloultima modifica: 2016-07-03T05:30:30+02:00da atleticanotizie
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