Il Palaindoor di Genova è ormai morto nel degrado e nell’abbandono

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A dargli il colpo di grazia è stato un topo. Che ha scelto di mordicchiare il cavo sbagliato: così, la cabina elettrica ha preso fuoco. Ma la morte lenta del Palasport della Fiera di Genova, gioiello progettato nel 1962, primo esempio di grande tensostruttura in Europa, uno dei più grandi spazi per lo sport al coperto insieme al Vigorelli di Milano, è cominciato molto prima. Con i fiori. «La quantità di terra trasportata per Euroflora si è infiltrata nell’impianto di condizionamento, provocando il rischio di legionella», spiega Stefano Franciolini, presidente e amministratore delegato di Spim, la Società per la promozione del patrimonio immobiliare del Comune di Genova, a cui sono affidate le strutture della Fiera. Il risultato è che lo spazio è inagibile: esattamente da un anno. L’ultima beffa è di questi giorni: dopo oltre trenta edizioni, il Superbowl di Supercross che avrebbe dovuto svolgersi in questo periodo al Palasport attirando nel capoluogo ligure decine di migliaia di appassionati, è saltato. «Lo porteremo in Olanda», spiegano laconici al Gsx di Querceta, in provincia di Lucca, organizzatori dell’evento.

Niente più sport, dunque, nei 31 mila metri quadrati del cuore del quartiere fieristico, progettati da architetti e ingegneri di fama e realizzati in collaborazione con il Coni, dove alla fine degli anni ’70 la serie A di basket con la Emerson Genova riempiva gli spalti, e dal 1970 fino al 2008 andarono in scena ventidue edizioni dei Campionati Italiani Indoor di atletica leggera: perché, aspettando che il Palasport riviva con il Blue Print, il rischio è che nell’attesa resti a galleggiare in un limbo infinito. «Per rimetterlo in funzione – riflette Stefano Franciolini – ci vorrebbero quasi 500 mila euro. E questo non conviene, in vista del ripristino vero con il Blue Print. Sarebbe come buttare via i soldi, anche perché l’introito dagli eventuali eventi sportivi non giustificherebbe questa spesa».

Ecco, allora, che la cronaca di una morte annunciata del padiglione S, vuoto a data da destinarsi e “vicino di casa” del padiglione C dove, in emergenza, la Prefettura ha riassegnato alla Croce Rossa la prima accoglienza dei migranti, è approdata in consiglio comunale. Qui, due giorni fa, il consigliere Pd Claudio Villa ha presentato un’interrogazione all’assessore allo Sviluppo Economico Emanuele Piazza. «È un delitto che una struttura simile rimanga inutilizzata ancora per molto tempo: deve rivivere – spiega Villa – il Superbowl, poi, era un evento collaudato, strettamente legato alla città, che ha portato a Genova migliaia di persone. Io auspico che Spim renda al più presto agibile la struttura. E che il Palasport mantenga la sua centralità sportiva anche nel futuro contesto del Blueprint. Il problema, infatti, è che a Genova mancano aree indoor, e soprattutto un tipo di impianto di quella capienza».

«Attendiamo risposte del Coni per rimettere in funzione la struttura», ha risposto all’interrogazione l’assessore Piazza.

In cantiere, c’è lo studio di fattibilità presentato da Coni Servizi a dicembre dell’anno scorso per la realizzazione della Casa dello Sport: una ristrutturazione radicale del Palasport, che permetterà di praticare 13 discipline sportive con 1000-1200 atleti al giorno. E nell’attesa? Non restano che i ricordi.

Il Palaindoor di Genova è ormai morto nel degrado e nell’abbandonoultima modifica: 2016-11-18T17:22:21+01:00da atleticanotizie
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