Paura per Edwin Moses: cade e rischia la paralisi, aiutato dalla mamma di Andew Howe- da La Gazzetta dello Sport

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Sul sito della Gazzetta dello Sport di oggi è uscito un articolo che riportiamo integralmente di seguito relativo alla disavventura accaduta alla leggenda dell’atletica Edwin Moses.

– 62enne leggenda dell’atletica, Edwin Moses, che per nove anni, nove mesi e nove giorni, dall’ agosto 1977 al giugno 1987, ha vinto 122 gare di 400 hs consecutivamente, ha rischiato di rimanere paralizzato. Lo abbiamo scoperto per caso, incuriositi da una foto su Instagram, che lo vedeva ritratto in una palestra con Renè, la madre di Andrew Howe. Abbiamo spedito un messaggio e la risposta è stata immediata: «Edwin ti vuole parlare, ha una storia da raccontarti». Così abbiamo conosciuto il dramma, l’incubo che ha vissuto. «A metà luglio – ci ha raccontato Moses con quella sua voce profonda – ero a casa, stavo scendendo per le scale con uno scatolone in mano. Ho perso l’equilibrio, sono caduto e ho sbattuto con il viso contro la parete alla fine dei gradini. Ho perso conoscenza e, quando mi sono svegliato, avevo il volto tumefatto e un labbro sanguinante. Un gran mal di testa. Ho chiamato subito un mio amico neurologo, che ha detto che stavo soffrendo per una forte commozione celebrale. Sono stato a riposo e tutto sembrava essere andato a posto. Ma all’inizio di settembre, nel giorno del Labor Day, uscendo dall’auto ho picchiato ancora la testa contro la portiera».

A questo punto ha fatto una lunga pausa. «E’ cominciato l’incubo. La vista ha cominciato a sdoppiarsi. Facevo fatica a coordinarmi. Ho chiamato ancora l’amico, che mi ha detto di andare all’ospedale, dove mi avrebbe raggiunto. Appena arrivato facevo fatica a muovermi. Mi hanno sottoposto a una Tac e hanno scoperto un vasto ematoma nel cervello. Ormai le gambe e le braccia non rispondevano più. Sono stato una settimana a letto immobile. Poi mi sono ripreso, ma la riabilitazione in ospedale era lenta».

Ed ecco come è entrata in scena Renè, che conosce Edwin dall’inizio degli anni Ottanta, quando lei era allenata dall’amico comune Tommie Jet Smith, altra icona dell’atletica. Sono amici di famiglia e il 15 settembre era stata chiamata a Chicago per curare il recupero, dopo un infortunio, del figlio di Edwin, Julian, giocatore di beach volley. Renè in passato ha studiato per 4 anni massoterapia. «Appena arrivata – ci ha detto – Julian mi ha confessato che era più importante che io mi prendessi cura del padre. Era preoccupato. Edwin, al telefono, cercava di minimizzare la situazione, ma alla fine l’abbiamo convinto e il 25 settembre sono andata ad Atlanta. Era uno straccio. Ogni movimento era una fatica per lui. Doveva muoversi con le stampelle. Così abbiamo cominciato una terapia di recupero. Siamo andati in piscina. Edwin aveva paura di non potersi muovere nell’acqua, dovevo reggerlo. Poi lunghe sedute in palestra e in tre settimane ha recuperato la mobilità. C’è ancora tanto da fare, ma ha ripreso a lavorare. Adesso siamo a Colorado Springs, dove lui ha della riunioni con l’Usada, l’agenzia antidoping statunitense».

rinascita Renè è come un fiume in piena di vitalità. Ha aperto una breccia nella riservatezza di Edwin e lo ha aiutato risvegliando in lui la consapevolezza dei propri mezzi. Ieri abbiamo chiamato ancora Moses. «Adesso – ha confessato – sto veramente meglio. Fra una settimana faccio una nuova Tac, spero che l’ematoma si sia riassorbito del tutto. Ho ritrovato la coordinazione. E’ una sensazione terribile sentirsi impotenti. Ho una nuova vita e mi aspettano riunioni importanti dell’Agenzia antidoping, non potevo mancare».

Paura per Edwin Moses: cade e rischia la paralisi, aiutato dalla mamma di Andew Howe- da La Gazzetta dello Sportultima modifica: 2017-10-14T13:31:44+02:00da atleticanotizie
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