Grandi sfide del salto in alto: Voronin vs Klyugin (99-01) e Vlasic (02-16) vs Hellebaut (06-12) e Friedrich (08-10)di Giuseppe Baguzzi

BVlasic

 

La scuola russa ha sempre sfornato grandi saltatori, più o meno longevi. I due che adesso prendiamo in esame, pur avendo avuto una carriera lunga oltre 15 anni, hanno caratterizzato soprattutto gli anni a cavallo del secondo Millennio, cioè dal 1999 al 2001. Coetanei (entrambi nati nel 1974: Voronin a Vladikavkaz il 5 aprile e Klyugin a Kineshma il 24 marzo), dal fisico molto simile (Voronin 1.93 più smilzo e Klyugin 1.90 più compatto) hanno rappresentato i colori della Madre Russia in numerose competizioni internazionali fino dalla più tenera età.

Klyugin è il più precoce e a sedici anni salta già 2.16 poi a diciassette nel 1991 vince con 2.20 l’EYOF di Bruxelles ed è secondo (ancora youth) con 2.27 agli europei juniores di Salonicco, infine a novembre sale fino a 2.28 indoor.

Voronin, dal canto suo, a diciassette anni salta 2.07 poi a diciotto sale a 2.15 e a diciannove è secondo con 2.18 agli europei juniores di San Sebastian. Poi si infortuna seriamente, perde un altro anno per una graduale ripresa ma con grande volontà sfiora i 2.30 nel 1996 ed arriva a piazzarsi secondo con 2.31 agli europei indoor di Valencia il 1° marzo 1998.

Il fatto di essere cresciuti atleticamente in maniera differente impedisce che si incontrino in manifestazioni internazionali nei primi anni della loro carriera.

Intanto Klyugin, dopo un deludente quinto posto nel 1992 ai mondiali juniores di Seoul nel 1992 ed un secondo posto ai mondiali militari di Roma nel 1995, comincia a stabilizzarsi su misure di rilievo. Il 1998 è il suo anno migliore. Vince in Coppa Europa a san Pietroburgo in giugno, è secondo agli US open di Edwardsville in luglio (sempre con 2.28), fa il suo PB di 2.36 a Zurigo in agosto prima di classificarsi terzo agli europei di Budapest con 2.32 ed ancora terzo in World Cup a Johannesburg.

Poi nel 1999 si prende una… pausa di riflessione in vista dei giochi olimpici di Sydney. E la stagione ’99 corrisponde a quella migliore di Voronin. Inizia saltando 2.33 in sala e prosegue piazzandosi 2° con 2.36i ai mondiali indoor di Maebashi il 7 marzo a pari misura con il Re della specialità, Sua Maestà Sotomayor. Poi Voronin fallisce 2.38 mentre il cubano passa la misura e fa un tentativo (per la platea) a 2.40. Da rilevare in negativo la prova dell’inglese Steve Smith che entra in gara a 2.25 a fallisce i tre tentativi… Dopo il secondo posto con 2.32 in Coppa Europa a Parigi-Charlety in giugno, la stagione 1999 di Voronin culmina con il successo ai mondiali di Siviglia il 23 agosto. In questa occasione (assente Sotomayor) fa la gara perfetta: salta alla prima prova tutte le misure da 2.20 a 2.29- 2.32- 2.35 fino al personal best di 2.37 compreso. Una gara perfetta. Poi ormai sicuro del titolo si concede tre tentativi a 2.40. Secondo il canadese Boswell, che si migliora fino al record nazionale di 2.35. Singolare e drammatica la gara dell’inglese Steve Smith (che a 19 anni nel 1992 aveva stabilito il record mondiale della categoria juniores con 2.37) il quale si qualifica con 2.26 ma sente un dolorino al polpaccio. Non rinuncia a disputare la finale del giorno dopo ed aspetta a entrare in gara, ben sapendo di avere una scarsissima autonomia. Aspetta anche un errore generale degli avversari alla prima prova per effettuare il suo primo tentativo. Ma Voronin non sbaglia mai. A 2.35 Smith si decide e prova una improbabile misura di ingresso ad una quota che nessuno aveva mai tentato prima né tenterà mai successivamente. Ovviamente sbaglia e, visto che il russo salta anche quella misura, si tiene i due restanti tentativi a… 2.37. Lo sforzo è immane, i muscoli (non ancora sufficientemente “caldi”) vengono sollecitati al massimo ed accade l’inevitabile quanto preannunciato patatrac: strappo al tendine d’Achille, gara finita e carriera compromessa. Non tornerà più quello di prima. I mondiali andalusi registrano anche l’eliminazione in qualificazione dell’altro russo, proprio Klyugin, che non va più in là dei 2.20. E’ una delle poche volte in cui, tranne i campionati nazionali, i due si incontrano sulla stessa pedana. 1-0 per Voronin. Klyugin si rifà alla grande l’anno dopo ai giochi olimpici di Sydney. Ma vediamo come. Il grande favorito della vigilia è, guarda un po’, Voronin che, dopo aver vinto gli europei indoor a Gent, stabilisce il proprio PB a Londra in agosto valicando 2.40, miglior misura stagionale mondiale. Ma a Sydney, in un pomeriggio di pioggia e vento, con il campione olimpico in carica, lo statunitense Austin, non qualificato per la finale e con Sotomayor non al meglio, Voronin non va oltre 2.29 e deve accontentarsi della decima piazza. La gara si decide a 2.32 quando restano in gara in sette. Sotomayor, Hammad e Holm valicano alla prima prova, Klyugin ce la fa solo al secondo tentativo, mentre Matusevich, Strand e Boswell hanno bisogno della terza prova. A questo punto della gara Sotomayor è virtualmente primo, non avendo commesso errori nei soli due salti effettuati, uno alla misura di entrata a 2.25 e l’altro appunto a 2.32. Hammad e Holm si sentono già al collo le medaglie. Ma Klyugin ha un guizzo d’orgoglio e spara 2.35 alla prima prova, misura che non viene saltata da nessun altro, aggiudicandosi la gara. 1-1 con Voronin. Si va così alla “bella” per stabilire la supremazia tra i due. L’occasione sono i mondiali di Edmonton del 2001. Le maggiori emozioni sulla pedana canadese le offre il tedesco Martin Buss che fino ai precedenti mondiali di Siviglia di due anni prima (dove si era classificato al terzo posto con 2.32) non aveva mai superato all’aperto la misura di 2.30. Ebbene a Edmonton trova evidentemente le condizioni perfette per potersi migliorare. Sono sei gli atleti capaci di superare 2.30: Buss, Sotomayor, Holm, Voronin, Klyugin e il giovane emergente Rybakov. Tre russi su sei. A 2.33 Buss fallisce la prima prova, mentre Rybakov, Voronin e Sotomayor saltano al primo tentativo. Buss riesce alla seconda, mentre Klyugin non ce la fa e Holm passa. Così a 2.36, eliminato Klyugin, si ritrovano ancora gli stessi quattro più Holm. Tutti sbagliano le tre prove e solo Buss ce la fa al secondo tentativo. L’oro è suo. Argento e bronzo ai due russi Rybakov e Voronin. Sotomayor, ormai avviato al termine di una lunga e dispendiosa (sotto il profilo nervoso) carriera, si classifica quarto con 2.33, ma (e lo si saprà dopo) risulta positivo ad un controllo antidoping effettuato a luglio, prima dei campionati. Vengono accettate le sue ragioni (la sostanza proibita era contenuta in un semplice medicinale contro il raffreddore) ma sia pure considerando i grandi meriti sportivi, avendo avuto una sospensione precedente nel 1999-2000, gli viene confermata la squalifica e quindi annullato il risultato ottenuto in gara. Così Klyugin diventa quarto. Ma non basta perché Voronin gli è comunque davanti. Finisce 2-1 per Voronin.

DONNE

Quella che ora prendiamo in esame possiamo definirla la “SFIDA” con tutte le lettere maiuscole. Non solo perché, a differenza di tutte le precedenti, è una “sfida a tre” ma anche per i toni accesi che ha assunto nel tempo. E’ quella che una volta, nel calcio, veniva persino sanzionata come un fallo di gioco, il famoso “due contro uno” poi abolito per evidenti motivi legati all’evoluzione tecnica ed al ricorso sempre più frequenti di quelli che ora vengono etichettati come “raddoppi di marcamento”. Le protagoniste della vicenda, che solo per l’estrema correttezza di tutte non è sfociata in episodi gravi ma che comunque definire “spiacevoli” potrebbe apparire un eufemismo, sono da una parte una, la croata Vlasic, dall’altra due, la belga Hellebaut e la tedesca Friedrich.

Non staremo a ricordare tutti i successi della Vlasic, campionessa mondiale nel Duemila a 17 anni a Santiago del Cile con 1.91, campionessa mondiale nel 2002 a 19 anni a Kingston con 1.96: queste le sue cifre nei campionati giovanili. Poi è diventata sempre più grande, sempre più alta, fino a dominare la scena mondiale negli anni dal 2006 al 2011 nei quali ha fatto registrare una serie infinita di tentativi di abbattere i record mondiali attuali (2.08 indoor della Bergqvist e 2.09 outdoor della Kostadinova) provando 6 volte a migliorare quello in sala e 16 volte (sì, sedici volte) quello all’aperto. Ma senza riuscirci. Praticamente ha vinto tutto quello che si può vincere, tranne…. una olimpiade. Vediamo come e perché. Proprio il fatto di essere la più forte su tutte le pedane e in tutte le grandi manifestazioni internazionali non l’ha resa certamente simpatica alle avversarie. A ciò si aggiunga un certo atteggiamento di superiorità forse dovuto ad una latente timidezza che la portava ad esagerare nel contrario, proprio per vincerla. E che ovviamente è stato giudicato come un segno di arroganza… Tanto che alcune avversarie si sono quasi coalizzate nel tentativo di batterla, almeno sotto il profilo nervoso. Questa premessa per spiegare il primo episodio. Olimpiadi di Pechino 2008. La Vlasic si presenta come superfavorita, arrivando da una serie ininterrotta di ben 34 vittorie consecutive. Ultima sconfitta subìta il 15 giugno 2007 ai Bislett games di Oslo da parte della russa Slesarenko. In gara tutto funziona per il meglio fino a 2.03, senza errori per la Vlasic. Anche la russa Chicherova riesce al primo tentativo mentre la belga Hellebaut deve ricorrere al secondo. Si va a 2.05 dove la Vlasic sbaglia la prima prova mentre la Hellebaut tira fuori il coniglio dal cilindro (la Gara della vita…) e sorvola al primo tentativo. Poi la Vlasic riesce al secondo, mentre Chicherova si spegne. Ma ormai la frittata è fatta perché nessuna delle due salterà poi 2.07. La belga conquista la medaglia d’oro olimpica, la supercampionessa rimane… d’argento. In pedana la tedesca Friedrich fa salti di gioia per l’amicona (pure lei occhialuta) Hellebaut. Possiamo solo immaginare la rabbia della Vlasic.

Secondo episodio tredici giorni dopo a Bruxelles 5 settembre 2008, Memorial Van Damme, ultima prova della Golden League (che poi dal 2010 diventa Diamond circuit): se la Vlasic vince la gara si aggiudica il jackpot da un milione di dollari della Golden destinato al vincitore o vincitrice di tutte le sei prove della specialità in programma. Siccome ci è già riuscita l’ottocentista Jelimo, la Vlasic vincendo guadagnerebbe mezzo milione di dollari !!! La Vlasic ha già vinto a Berlino, Oslo, Roma, Parigi e Zurigo. Cinque gare e cinque vittorie. Le manca l’ultima a Bruxelles. Il destino vuole che a 2 metri rimangano in gara proprio loro tre. Tutte superano la misura ma, per il computo degli errori, la classifica recita così: prima Friedrich, seconda Vlasic, terza Hellebaut. Il jackpot da un milione di dollari se lo prende tutto Pamela Jelimo (800 metri) senza doverlo dividere con la croata. La Vlasic rimane a bocca asciutta. In un colpo solo si è vista sfumare mezzo milione di dollari… E loro, la Friedrich e la Hellebaut, si abbracciano festose per averla battuta un’altra volta. Nessun commento.

Terzo episodio l’8 marzo dell’anno dopo a Torino, sede degli europei indoor. La Vlasic gradisce poco le gare in sala e non va oltre 1.92, la Friedrich ne approfitta e vince il titolo continentale con 2.01. La Hellebaut è ferma per maternità, però è presente a Torino e, con il suo pancione, premia personalmente la Friedrich. Una provocazione, chiaramente, per evidenziare la bruciante sconfitta della croata. Quando mai un atleta in attività premia un collega? Gli organizzatori che lo hanno consentito non erano evidentemente al corrente dei… retroscena.

Non è finita. Nella Golden League del 2009 la prima prova si disputa a Berlino il 14 giugno. La Friedrich si presenta in gran forma sulla pedana di casa, la Vlasic è carica per la rivincita, la Hellebaut è sempre in maternità e quindi diserta la prova. Ebbene le due rivali (è il caso di dirlo…) arrivano insieme a 2.03 ed affrontano l’asticella a 2.06. La Vlasic, che salta per prima, sbaglia (e tiene le restanti due prove ad un impossibile 2.09) mentre la Friedrich riesce al primo tentativo. Ed esulta. Poi, gasatissima, prova anche ad eguagliare il WR a 2.09 senza fortuna. Cosa ha significato questo successo? Semplicemente che poi la Vlasic ha vinto quattro gare lasciandone una (ormai demoralizzata per non poter più fare l’en plein) all’italiana Di Martino. Quindi privata di ogni possibilità di vincere il jackpot. Poi si rifarà vincendo il titolo iridato sempre a Berlino e pure quello europeo di Barcellona nel 2010 battendo entrambe le rivali. E le due alleate? La Hellebaut, dopo l’oro olimpico di Pechino 2008 ha avuto due bimbe in tre anni, è rientrata alle gare ma nel 2012 non è andata più in là del quinto posto con 1.95 ai mondiali indoor di Istanbul e con 1.97 ai giochi olimpici di Londra. La Friedrich, dopo gli euroindoor di Torino 2009, ha vinto le Universiadi di Belgrado con 2 metri, poi si è presa il lusso di ribattere la Vlasic a pari misura (2.03) nel GP Herculis di Montecarlo e infine ha conquistato la medaglia di bronzo ai mondiali di Berlino con 2.02 sempre nello stesso anno. Nel 2010 ancora terza con 2.01 agli europei di Barcellona, poi si è infortunata nel 2011 ed al rientro l’anno dopo non è riuscita a qualificarsi con 1.93 per la finale dei giochi olimpici di Londra. Entrambe, Hellebaut e Friedrich, hanno ufficialmente chiuso la loro carriera nel 2014 quando avevano rispettivamente 36 e 30 anni di età. Ma sembra che la Friedrich ci abbia ripensato….. La Vlasic continua.

Questi gli scontri diretti tra le tre saltatrici.

VLASIC HELLEBAUT FRIEDRICH

mondiali Helsinki 2005 nq 1.88 6° 1.99 assente mondiali indoor Mosca 2006 2° 2.00 6° 1.96 assente europei Goteborg 2006 4° 2.01 1° 2.03 assente euroindoor Birmingham 2007 5° 1.92 1° 2.05 nq con 1.89 mondiali Osaka 2007 1° 2.05 14° 1.90 assente mondiali indoor Valencia 2008 1° 2.03 assente 8° 1.93 olimpiadi Pechino 2008 2° 2.05 1° 2.05 7° 1.96 Golden League Bruxelles 2008 2° 2.00 3° 2.00 1° 2.00 WAF Stoccarda 2008 1° 2.01 3° 1.97 4° 1.97 euroindoor Torino 2009 5° 1.92 assente 1° 2.01 Golden League Berlino 2009 2° 2.03 assente 1° 2.06 mondiali di Berlino 2009 1° 2.04 assente 3° 2.02 europei Barcellona 2010 1° 2.03 5° 1.97 3° 2.01

Questo il computo delle vittorie: Vlasic 6 Hellebaut 4 Friedrich 3. Quindi nella classifica singola successo della Vlasic, unendo le forze vincono 7-6 le due amiche-alleate. Ma non era stata abolita la regola che non consentiva il “2 contro 1” ??? Ah già, solo nel calcio.

Giuseppe Baguzzi

Grandi sfide del salto in alto: Voronin vs Klyugin (99-01) e Vlasic (02-16) vs Hellebaut (06-12) e Friedrich (08-10)di Giuseppe Baguzziultima modifica: 2017-12-24T12:55:30+01:00da atleticanotizie
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