Grandi sfide del salto in alto: Paklin vs Sjoberg (1985-87) e Slesarenko (02-11) vs Di Martino (1-11) di Giuseppe Baguzzi

antoniettadimartino

 

Nella seconda metà degli anni Ottanta il livello dei leader delle graduatorie mondiali si innalza notevolmente ed arriva a superare la quota di 2.40. I due maggiori esponenti del periodo sono il kirghiso Paklin e lo svedese Sjoberg.

Igor Paklin nasce a Bishkek nel 1963 e a 17 anni salta già 2.18. Esplode nel 1983 quando supera 2.33 a Tashkent in maggio poi vince con 2.31 le Universiadi di Edmonton in luglio e si classifica quarto con 2.29 ai mondiali di Helsinki in agosto. Ha vent’anni, è pieno di entusiasmo ed è pronto per grandi imprese. Il 1° febbraio 1984 a Milano nel triangolare Italia-Urss-Spagna salta 2.36 migliorando il WR indoor fermo ai 2.35 saltati da Yaschenko sei anni prima sempre a Milano. Il suo Top lo tocca nel 1985 quando vince le Universiadi di Kobe-Japan il 4 settembre stabilendo con 2.41 il nuovo WR. Poi tenta anche 2.43, fa due prove poi…. gli organizzatori spengono i riflettori dello stadio perché è… troppo tardi !!!

Intanto nel 1965 in Svezia nasce Patrik Sjoberg, esattamente a Goteborg e proprio nei pressi del mitico stadio Ullevi. A 16 anni salta 2.18 e a 18 anni sale addirittura a 2.33. E’ il nuovo astro della specialità e manterrà fede alle promesse. Ai giochi olimpici di Los Angeles 84 (assente Paklin per ritorsione contro il boicottaggio di 4 anni prima a Mosca da parte degli Usa) conquista la medaglia d’argento con 2.33 alle spalle di Mogenburg. L’anno dopo vince i mondiali indoor di Parigi-Bercy con 2,32 poi a Berlino Ovest il 22 febbraio sale a 2.38 indoor, misura che ripete all’aperto a Eberstadt il 16 giugno. Il 4 settembre 1985, proprio quando Paklin fa il WR di 2.41 a Kobe, lo svedese è in gara al meeting Rieti. Grazie alla differenza dei fusi orari, a Rieti si viene a sapere del nuovo limite ottenuto dal russo. Così, dopo aver vinto la gara reatina con 2.35, Sjoberg tenta di appropriarsi del record mondiale provando addirittura 2.42. Ma senza riuscirci. Ci riesce due anni dopo. Prima salta 2.41 indoor al Pireo e poi 2.40 sempre indoor a Berlino Ovest nel febbraio del 1987. Poi il 30 giugno a Stoccolma salta 2.42 alla terza prova dopo una gara immacolata nella quale passa al primo tentativo 2.24, poi 2.32 e anche 2.35 !!! Conclude trionfalmente la stagione aggiudicandosi la medaglia d’oro ai campionati mondiali di Roma del 6 settembre. Stavolta affronta viso a viso Paklin, con il terzo incomodo Avdeyenko, campione in carica per il successo ottenuto 4 anni prima a Helsinki. Il finale di gara merita di essere raccontato. A 2.35 si presentano ben 7 saltatori che hanno superato 2.32. In tre sbagliano tutti i tentativi, in quattro (Sjoberg, Paklin, Avdeyenko e il tedesco Mogenburg) ci riescono e affrontano l’asticella a 2.38 per giocarsi i tre posti sul podio. Paklin sbaglia la prima prova, Sjoberg sorvola maestoso, Avdeyenko e Mogenburg sbagliano. Ancora errore per tutti i tre alla seconda prova, poi al terzo tentativo ce la fanno i due russi, così Mogenburg, ormai tagliato fuori, si tiene una improbabile terza prova per la misura successiva 2.40 che tutti falliscono. Sjoberg trionfa in quella che verrà definita “gara storica” per il fatto di avere avuto PER LA PRIMA VOLTA nella storia del salto in alto TRE ATLETI che hanno saltato 2.38.

Sjoberg e Paklin si incontrano ancora l’anno dopo, 1988, ai giochi olimpici di Seoul. Sjoberg vince il bronzo con 2.36, Paklin è solo settimo con 2.31. Poi la carriera di Paklin si spegne praticamente a 29 anni nel 1992 ai giochi di Barcellona, mentre Sjoberg prosegue su alti livelli fino al 1996, al compimento dei 31 anni.

DONNE

La prima decade del Duemila viene monopolizzata da due saltatrici che, per non essere da meno delle precedenti, saranno estremamente longeve nella loro attività atletica. Parliamo della russa Slesarenko e dell’italiana Antonietta Di Martino.

Yelena Sivushenko, questo il suo cognome da ragazza, poi sposata Slesarenko, nasce a Volgograd il 28 febbario 1982. A 17 anni salta 1.82, a diciotto 1.88 ed a diciannove sale a 1.94 indoor. Nel 2002 aggiunge un altro centimetro al suo pb e nel 2003 arriva a 1.98 in sala, poi è seconda con 1.96 agli europei under 23 e terza alle Universiadi di Daegu con 1.94. Il 2004 è il suo anno di grazia. Disputa 13 gare vincendone 12 (delle quali 11 oltre 2 metri) e perdendone una a pari misura. Ma soprattutto fa la grandissima impresa di vincere la medaglia d’oro alle olimpiadi di Atene. Inizia saltando per la prima volta 2 metri in sala a Volgograd il 17 gennaio, poi vince con 2.01 i campionati russi indoor a Mosca il 18 febbraio e conclude la stagione al coperto vincendo il titolo iridato il 7 marzo ai mondiali indoor di Budapest, eguagliando con 2.04 il record russo. Poi esordisce all’aperto il 22 giugno a Bydgoszcz saltando ancora 2.04 in Eurocup. Il 28 giugno vince con 2.01 il memorial Odlozil a Praga e 4 giorni dopo, il 2 luglio, subisce l’unica sconfitta dell’anno al Golden Gala di Roma da parte della sudafricana Cloete a pari misura (2.03). Dopo altri 4 giorni si ripete a 2.03 vincendo a Losanna ed il 28 agosto sulla pedana di Atene dà il meglio di se stessa annichilendo tutte le avversarie. Stabilisce il suo pb ed il record olimpico saltando tutte le misure fino a 2.06 compreso ALLA PRIMA PROVA. Gara perfetta, dunque, nell’occasione più importante, forse unica nella carriera di un atleta. Sulle ali dell’entusiasmo vince in settembre via via con 2 metri a Bruxelles, Mosca e Berlino, con 2.01 a Montecarlo ed infine le basta 1.97 a Yokohama. Poi nel 2006 vince con 2.02 i mondiali indoor di Mosca sulla pedana di casa, nel 2007 è quarta con 2 metri ai mondiali di Osaka, nel 2008 è medaglia d’argento con 2.01 ai mondiali indoor di Valencia, ma è solo quarta in 2.01 ai giochi olimpici di Pechino, come pure nel 2011 con 1.97 ai mondiali di Daegu. Nel 2012 diventa mamma di Lisa, poi cerca di ritornare sulle pedane. Ma non è più lei.

Del tutto differente, almeno agli inizi, la carriera di Antonietta Di Martino, nata a Cava dè Tirreni (Salerno) il 1° giugno 1978, quindi di 4 anni più grande della Slesarenko. Si innamora dell’atletica e preferisce provare tutte le discipline, tanto che viene avviata subito alle prove multiple: le piace però anche il salto in alto, ma è troppo piccola (meno di 1.70) per sperare di diventare una campionessa. Però non se la cava male, anche se a 19 anni ha un record personale solo di 1.78. La svolta avviene a fine anno Duemila quando salta 1.88 e capisce che può andare ancora più su. Nel 2001 se ne convince ulteriormente sorvolando 1.98 a Catania il 7 luglio. Terza all-time in Italia alle spalle di Simeoni e pari con Bevilacqua. Ma Antonietta non ha fatto i conti con gli infortuni che, purtroppo costelleranno la sua lunga ed indomita carriera. Questo il suo… bollettino medico. All’inizio dell’estate del 2002 si becca uno strappo alla coscia sinistra e perde quasi tutta la stagione. Riprende con le indoor nel 2003, arriva a saltare 1.96 a Birmingham in febbraio, vince con 1.93 gli assoluti di Genova in marzo ma ancora in estate si procura una distorsione alla caviglia sinistra, quella di stacco, e rimane ferma per il resto della stagione. Fatica a recuperare tanto che in settembre viene operata a Pavia. Nel 2004 ricomincia tutto daccapo ma a settembre subisce un’altra operazione ai legamenti della stessa caviglia e non riesce a ottenere la misura per partecipare ai giochi di Atene. Gli infortuni sembrano darle una tregua; riprende pian piano nel 2005, si classifica quinta con 1.96 ai mondiali indoor di Mosca nel marzo 2006 ed esplode finalmente nel 2007 a 29 anni. Si issa a 1.98 a Bucarest ed a 2.00 (record nazionale) a Banska Bystrica ed è seconda agli euroindoor di Birmingham nella stagione indoor. All’inizio dell’estate è grandissima a Torino l’8 giugno nel memorial Nebiolo quando supera 2.02 realizzando il nuovo record italiano ma soprattutto cancellando il favoloso 2.01 stabilito nel 1978 da Sara Simeoni, quindi ben 29 anni prima. Sedici giorni dopo a Milano in Eurocup si migliora a 2.03 preludio alla favolosa medaglia d’argento (sempre con 2.03) conquistata ai mondiali di Osaka il 2 settembre, battuta solo dalla croata Vlasic. Nel 2008 salta 1.97 in estate ma si ferma a 1.93 (solo decima) ai giochi olimpici di Pechino. Nel 2009 ha un sussulto piazzandosi quarta con 1.99 ai mondiali di Berlino, poi si ammala di mononucleosi ma guarisce presto. Nel 2010 sale a 2.01 ma fallisce agli europei di Barcellona. Nei primi mesi del 2011 stupisce tutti saltando 2.04 (nuovo RN indoor) a Banska Bystrica in marzo superando le misure fino a 2.02 alla prima prova !!! Poi vince con 2.01 gli euroindoor di Parigi in marzo, supera qualche problema all’alluce del piede di stacco ed il 3 settembre conquista la medaglia di bronzo ai mondiali di Daegu con 2 metri. Il 2012 sarà la sua ultima stagione: parte bene vincendo la medaglia d’argento con 1.95 ai mondiali indoor di Istanbul, poi in aprile si procura una lesione alla coscia sinistra perdendo la partecipazione ai giochi olimpici di Londra. Il 25 luglio viene operata in artroscopia al menisco del ginocchio sinistro. Sempre quello della gamba di stacco, soggetta alle maggiori sollecitazioni durante il salto. Carriera finita a 34 anni.

Questi i risultati degli scontri diretti tra Slesarenko e Di Martino, finiti 4-2 per la russa.

Mondiali indoor di Mosca 12-3-06     1° Slesarenko 2.02 5° Di Martino 1.96

Europei di Goteborg 11-8-06               5° Slesarenko 1.99 10° Di Martino 1.92

mondiali di Osaka 2-9-07                      4° Slesarenko 2.00 2° Di Martino 2.03

mondiali indoor di Valencia 9-3-08  2° Slesarenko 2.01 nq Di Martino 1.93

olimpiadi di Pechino 23-8-08             4° Slesarenko 2.01 10° Di Martino 1.93

mondiali di Daegu 3-9-11                    4° Slesarenko 1.97 3° Di Martino 2.00

P.S. Un’ultima notazione riguardante la Di Martino. Con il suo 1.695 di statura ed il 2.04 indoor da lei saltato è l’atleta con il più alto “differenziale” di tutti i tempi: + 34,5 centimetri oltre la propria statura !!!

Giuseppe Baguzzi

Grandi sfide del salto in alto: Paklin vs Sjoberg (1985-87) e Slesarenko (02-11) vs Di Martino (1-11) di Giuseppe Baguzziultima modifica: 2017-12-15T19:21:13+01:00da atleticanotizie
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