Gianmarco Tamberi e Alessia Trost intervistati da Linus, durante la presentazione della Deejay Ten

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Deejay Ten, la dodicesima edizione Linus durante la conferenza con gli atleti Alessia Trost e Gianmarco Tamberi

 

Fonte(vanityfair.it): Nella cornice di piazza Gae Aulenti, il nuovo quartiere cool di Milano, è stata presentata la dodicesima edizione della Deejay Ten, corsa non competitiva di 10 Km che il 9 ottobre attraverserà Milano.
A inventarla è un vero appassionato di running:
 Linus. «Abbiamo iniziato a correre tra amici nella mia zona, a San Siro, e negli anni siamo diventati tantissimi», racconta il conduttore radiofonico e direttore artistico di Radio Deejay, in prima fila alla conferenza stampa ospitata dal Nike Run Club.

In attesa dell’appuntamento del 9 ottobre, abbiamo intercettato cinque grandi atleti di casa Nike, freschi freschi dalle Olimpiadi di Rio. Il loro messaggio è univoco: «con impegno e determinazione si arriva lontano».
Insomma, 
tutti possiamo essere atleti per un giorno. A patto di non aver paura di darci dentro. Ecco cosa ci hanno raccontato. 

Gianmarco Tamberi

Chi è: 24 anni, atleta specializzato nel salto in alto, disciplina di cui è campione mondiale indoor a Portland 2016 e campione europeo ad Amsterdam 2016, nonché detentore del record italiano sia outdoor che indoor.  Come hai iniziato a fare sport?Ho iniziato a fare salto in alto piutosto tardi, quando avevo 17 anni. Fin da quando ero bambino, invece, giocavo a basket. La pallacanestro è rimasta la mia passione. Ma facendo una serie di gare di atletica mi sono reso conto che ero più portato per questo sport. Quanto ha contato tuo papà in questa scelta (allenatore ed ex atleta, due volte primatista italiano indoor del salto in alto *ndr)?Papà ha cercato di essere sempre molto neutro per non influenzarmi. Non vi nascondo che dal 2009 al 2011 ho spesso pensato di ripiegare sul basket. Nei momenti di difficoltà ci penso ancora.Come ti sei ripreso psicologicamente dall’infortunio alla caviglia che ti ha impedito di gareggiare a Rio?C’è stato un momento davvero traumatico: la notte dell’infortunio non ho fatto che piangere. Per 3-4 giorni non riuscivo ad alzarmi dal letto e a parlare con nessuno. Dopo l’operazione e quando il medico che mi ha operato mi ha ribadito che non avrei in nessun modo potuto partecipare alle Olimpiadi, allora ho reagito. Ho deciso che dovevo andare avanti e svoltare. Mi è stato comunque chiesto di andare in Brasile come testimonial di Roma 2014, come premio per quello che avevo fatto quest’anno e ho voluto affrontare la sfida.Com’è andata?Un’emozione. Ma ho fatto bene: sono entrato nel campo il giorno della gare ed è stato un trauma. Sono stato fermo, disperato, a piangere per oltre mezz’ora. Gli atleti del salto in alto sono venuti tutti a salutarmi e mandarmi un pensiero, farmi un gesto, un omaggio. È stato commovente. Più loro facevano così, più io piangevo.Sgarri mai dalla tua dieta?Seguo un regime alimentare molto rigido: quando faccio la spesa compro sempre i prodotti con meno calorie, perché nel salto in alto devi superare la gravità e quindi meno pesi e più sei leggero e più arrivi in alto. Cucino quasi sempre da solo e pranzo con pasta o riso, ma con sugo di pomdoro senza olio nè formaggio. Però ho il mio comfort food: quattro barrette Kinder sono la mia felicità.Sei seguito da un nutrizionista?Lo sono stato, ma ora faccio da me. La sua dieta era molto restrittiva e mi rendeva frustrato e nervoso. Ero calato parecchio di peso, ma non riuscivo ad esprimermi in campo. Notavo che appena smettevo la dieta miglioravo, come umore e prestazioni. Alla fine ho detto basta e oggi curo da me l’alimentazione. Adesso poi sono al settimo cielo: da due mesi mangio pane e Nutella!Che caratteristiche fisiche sono richieste a chi fa salto in alto?Esistono due tipi di saltatori: i saltatori di forza e i saltatori elastici. Io faccio parte della seconda categoria e dunque devo essere molto magro. Infatti non vado mai in palestra: faccio moltissima velocità, elasticità muscolare e reattività. Nel mio allenamento ci sono tanti balzi e affondi, ma tutto a corpo libero, perché con i pesi rallenterei il muscolo. Il mio obiettivo è invece quello di diventare il più veloce e il più elastico possibile.La tua mezza barba è diventata celebre. Come ti è venuta quest’idea?Il rituale della mezza barba è nato nel 2011. Venivo da un infortunio, meno grave di quello di oggi, ma pur sempre invalidante. Mi ero presentato a un campionato italiano, nel quale ero il favorito come risultato e mi avevano chiesto di saltare almeno 2 metri e 15 per potermi qualificare ai campionati europei che sarebbero stati circa un mese dopo. Il mio record era di 2 metri e 14, quindi dovevo migliorarmi, ma ero fermo da 2 mesi. Sentivo molta pressione su di me e il giorno prima della gara ero tesissimo. Per scaricare la tensione ho deciso di fare una cavolata qualsiasi, per esorcizzare la paura. Mi sono detto: “ora mi taglio la barba a metà”. Morale, a quella gara ho fatto 2 metri e 25, un vero record. La gara successiva ho rifatto la barba a metà e ho vinto gli Europei, la mia prima medaglia. Da quel momento la mezza barba è il mio rituale pre gara: resto da solo in camera, mi chiudo in bagno con la musica a palla e taglio a metà. È un momento in cui mi gaso e mi concentro.Hai mai pensato a un piano B?Giocare a pallacanestro. Sono innamorato del basket. Datemi una palla e torno bambino.

Alessia Trost
      Chi è: 23 anni, è specialista del salto in alto, disciplina di cui è stata campionessa mondiale allieve e juniores e campionessa europea Under-23. È vicecampionessa europea indoor in carica. Hai un atleta che ammiri più di tutti? Una persona che stimo molto è Federica Pellegrini: ragazza molto riservata, è riuscita a fare del suo sport un enorme segreto. Ha una forza e una determinazione incredibili. Ha avuto il coraggio di andare oltre le critiche e le difficoltà, ha fatto delle scelte sportive importanti e quando la incontri ti racconta dei raduni che farà e non di altro. Non si è montata la testa, e questo è davvero bello.Qual è l’obiettivo a cui punti quest’anno?Dato che cambierò allenatore e sarò seguita da Marco Tamberi, punto a tornare in pista con delle competenze tecniche nuove e anche con una motivazione rinnovata.Qual è il tuo trucco per restare concentrata durante la gara?È molto importante quando gareggi sapere di poter contare su una serie di competenze tecniche. Questo ti dà sicurezza quando ti trovi in pedana. 

 

Gianmarco Tamberi e Alessia Trost intervistati da Linus, durante la presentazione della Deejay Tenultima modifica: 2016-09-20T11:41:35+02:00da atleticanotizie
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