Grandi sfide del salto in alto: Dumas vs URSS 1955-59 (Kashkarov-Sitkin-Stepanov e Shavlakadze) e Ritter (78-88) vs Bykova (80-89) – di Giuseppe Baguzzi

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Parliamo dunque di Charles Dumas, detto Charlie, uno dei migliori interpreti dello stile a scavalcamento ventrale, che rimarrà nella storia del salto in alto come colui che ha infranto il muro dei 7 piedi (2.134) saltando 2.15 del nuovo WR. Più che delle sfide con Shelton e poi con Thomas, vorremmo ricordarlo perché è stato lui, nero americano, l’unico ad opporsi (sia pure a distanza, con pochissimi scontri diretti) ad una vera e propria “scuola russa” del salto in alto con lo stile ventrale, fondata da Diatchkov, culminata con il tristemente famoso salto record di Stepanov a 2.162 ottenuto però con una scarpetta non regolamentare, cosiddetta “ortopedica” perché usufruiva di una particolare suola spessa alcuni centimetri, che non ne consentì l’omologazione da parte della Iaaf. Era il 13 luglio 1957 ed il “fattaccio” avvenne a San Pietroburgo (allora Leningrado) in un incontro con una rappresentativa di Helsinki. Nell’occasione Stepanov saltò 1.90-1.95-1.98-2.01 e 2.04 alla prima prova per… scaldarsi e mettere a punto la rincorsa poi chiese 2.11 del nuovo record europeo e, dopo un errore, riuscì nettamente al secondo tentativo. A questo punto chiese i 2.16 del nuovo WR e sorvolò subito la barra. Si sprecarono le polemiche sulla suola incriminata che, essendo più alta nella parte anteriore della scarpetta, consentiva un miglior… decollo allo stacco. Stepanov vinse poi con 2.12 le prime Universiadi disputatesi a Parigi con il nome di World Student Games e scomparve dalla scena internazionale.

Ma il seme gettato da Diatchkov con lo straddle-dive (letteralmente “ventrale con tuffo”) aveva attecchito tra i migliori saltatori sovietici. Prima con la famigerata scarpetta, e poi anche senza, i vari Kashkarov (2.14), Sitkin (2.15), Shavlakadze (2.16) dominavano la scena mondiale di quel periodo. Gli anni 56-58 e 59 possono essere definiti l’era Dumas perché lo statunitense (con l’australiano Chilla Porter ed alcuni esponenti della scuola svedese di Nilsson, Dahl e soprattutto Pettersson) dovette opporsi alla schiera di specialisti sovietici.

L’occasione più importante si verifica ai giochi olimpici di Melbourne dove Dumas trova la collaborazione dell’idolo locale Charles Porter, detto Chilla, per fiaccare la resistenza del russo Kashkarov. A 2.08 Dumas e Kashkarov saltano alla prima prova e Porter alla seconda, a 2.10 Dumas supera alla seconda, Porter ha un guizzo alla terza (mandando in visibilio gli spettatori) ed il russo cede. Poi Dumas sorvola anche 2.12 alla terza e chiude i conti vincendo l’oro olimpico.

DONNE

La grande sfida tra le due superpotenze dell’atletica, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, si arricchisce di un altro espisodio. Protagoniste due saltatrici rimaste sulla breccia per un decennio: l’americana Ritter e la russa Bykova.

Louise Ritter nasce a Dallas il 18 febbraio 1958 e dalla sua terra d’origine, il Texas, ha ereditato un carattere indomito ed una grande combattività in gara. Dopo risultati non eclatanti nelle categorie giovanili (.80 da allieva e 1.86 da junior) si issa a 1.90 nel 1978 e a 1.93 nel 1979. Nell’80 vince i trials statunitensi ma poi gli Usa non partecipano ai giochi di Mosca. Così, dopo un terzo posto con 1.95 ai mondiali di Helsinki delll’83 e un 2.01 a Roma, deve aspettare l’occasione delle olimpiadi a Los Angeles 84 per rifarsi. Ma prova la più grande delusione della carriera davanti al pubblico californiano: finisce solo ottava con 1.91. Ma lei è cocciuta: si allena ancora più intensamente. Nell’85 salta 2 metri a Parigi e nell’87 ancora 2.01 a Zurigo. Il 1988 è l’anno giusto. Inizia alla grande portando il proprio personal-best a 2.03 a Austin l’8 luglio e poi vincendo il 23 luglio i trials di Indianapolis con 1.99. Ai giochi di Seoul di fine settembre si presenta come terza incomoda, preceduta nelle graduatorie mondiali dalla primatista mondiale Kostadinova e dalla russa Bykova. E sulla pedana coreana….. tra le due litiganti la terza gode. Alla quota di 1.99 sono rimaste loro tre. Ritter e Kostadinova procedono appaiate al primo tentativo mentre la Bykova ci riesce al terzo. Anche a 2.01 Ritter e Kostadinova saltano alla prima prova e la Bykova le sbaglia tutte e tre. Perfetta parità, dunque, tra Ritter e Kostadinova anche dopo i tre salti sbagliati da entrambe alla quota di 2.03. Si procede allo spareggio con un quarto salto supplementare. La Ritter ha nervi d’acciaio e pesca il jolly, la Kostadinova no. Il 2.03 della Ritter è anche il nuovo record olimpico.

Tamara Bykova nasce ad Azov il 21 dicembre 1958 ed anche lei non è molto precoce. A 22 anni si guadagna la partecipazione alle olimpiadi di Mosca dove però è solo nona con 1.88. Poi comincia a salire gradatamente fino all’1.97 che le vale l’argento agli europei di Atene. Nel 1983 inizia alla grandissima la stagione in sala: salta prima 1.96 a Minsk poi 1.98 a Mosca. In marzo agli euroindoor di Budapest stabilisce il WR al coperto con 2.03, vince con 1.97 i campionati nazionali validi come trials per i mondiali di Helsinki dove sbaraglia il campo superando 2.01, poi a Londra il 21 agosto salta 2.03 a pari misura con la Meyfarth e quattro giorni dopo diventa primatista solitaria sorvolando 2.04 a Pisa. Chiude la stagione vincendo (1.98) anche le Universiadi di Edmonton. Inizia alla grande il 1984 aggiudicandosi il titolo indoor ai… campionati Usa di New York dove salta 2 metri. Il 22 giugno a Kiev migliora il proprio WR portandolo a 2.05. Purtroppo non partecipa ai giochi di Los Angeles per il contro-boicottaggio dei paesi del blocco sovietico in risposta a quanto avevano fatto Usa e alleati 4 anni prima ai giochi di Mosca… Nell’85 vola ancora due volte oltre 2 metri e nell’87 salta 2.04 ai mondiali di Roma ma deve inchinarsi all’astro nascente della specialità, la bulgara Kostadinova, che porta il WR a 2.09, misura che costituisce ancor oggi il record mondiale dopo ben 29 anni !!!!! A trent’anni di età la Bykova non demorde e conquista la medaglia di bronzo con 1.99 ai giochi di Seoul. Nel 1989 è seconda con 2 metri ai mondiali indoor di Budapest e ancora seconda con 1.97 in World Cup a Barcellona. Nel 1991 è di nuovo seconda con 1.97 ai mondiali indoor di Siviglia in marzo e solo settima con 1.93 ai mondiali di Tokyo a fine agosto. E’ troppo, anche e soprattutto per una come lei abituata a vincere e che deve arrendersi al nuovo che avanza. Si ritira a 34 anni, prima dei giochi di Barcellona 92.

Giuseppe Baguzzi

Grandi sfide del salto in alto: Dumas vs URSS 1955-59 (Kashkarov-Sitkin-Stepanov e Shavlakadze) e Ritter (78-88) vs Bykova (80-89) – di Giuseppe Baguzziultima modifica: 2017-11-22T12:40:53+01:00da atleticanotizie
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