Achille Gianluca 100km: Una sfida, non solo atletica, soprattutto mentale- di Matteo SIMONE

 

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Non si finisce mai di imparare, e quando smetti di andare a scuola lo sport diventa uno dei campi di scuola dove si apprende meglio e di più, anche sulla propria pelle, soprattutto in gare di endurance o di ultramaratone come può essere una gara di corsa a piedi della lunghezza di 100km.

La gara del Passatore diventa un must anzi forse un master per tanti runner che vogliono osare correre distanze superiore alla maratona anzi 2 volte e mezza una maratona che solo a pensare può sembrare una pazzia una cosa fuori dal normale e senza senso, è quello che pensano i più, soprattutto i non addetti al settore ma è quello che pensano anche tanti runner e allenatori che sono usuali usare tabelle di allenamento standard.

Sì perché nelle ultramaratone saltano tabelle ed entra in gioco un’apertura mentale all’ignoto, alla sfida, all’avvicinarsi in una zona limite dove si sente di più, le sensazioni sono più forti ma tutto con attenzione, osare senza strafare, prepararsi un po’ per volta ad entrare in questa zona oscura, di dubbio, partecipando a gare dure e impegnative di distanza superiori alla maratona, quasi intermedie tra la 42,195km e la 100km.

Di seguito Gianluca ci racconta la sua esperienza di avvicinamento e partecipazione alla 100km del passatore affrontata con fisico, testa e cuore.

Ciao Gianluca, gara di 100km del Passatore, cosa significa per te? “Una sfida, non solo atletica, soprattutto mentale, ho imparato che nelle gare lunghe conta molto di più l’aspetto mentale di quello fisico, o meglio, bisogna curare l’aspetto mentale come quello fisico, fisico inteso nel senso di allenamento e di nutrizione adeguata.”

Hai avuto particolari problemi, difficoltà, momenti critici? “Alcuni di tipo tecnico, ho dimenticato la torcia alla discesa della colla ed ho dovuto utilizzare il telefonino, non il massimo, al km 68 l’orologio ha smesso di funzionare ed ho dovuto usare il telefono anche per quello. Per fortuna mi ha aiutato il kilometraggio della strada. Unica crisi vera al 75km, mi sono sentito sfinito, non ho mollato e mi sono ripreso.”

Come decidi obiettivi e strategie di gara, team, famiglia, amici, figure professionali? “Non sono così professionale, per il passatore ho consultato dei professionisti (allenatore e mental coach) e mi sono affidato ad un nutrizionista sportivo. La mia famiglia ed i miei amici mi sono stati molto vicini e mi hanno aiutato anche fisicamente. Verifico il percorso cercando di capire quali possono essere i punti peggiori e quelli migliori.”

Con l’esperienza è cambiato il tuo modo di allenarti? “Sicuramente si, prima uscivo semplicemente per correre, per il passatore ho seguito una tabella molto precisa.”

Curi la preparazione mentale? “E’ un aspetto della preparazione che mi ha sempre incuriosito ma solo dal passatore ho iniziato a farlo.”

C’è qualcuno che contribuisce al tuo benessere e performance nello sport?La mia famiglia prima di tutto, supportandomi e sopportandomi. Per affrontare le gare più impegnative ho aggiunto anche un nutrizionista e saltuariamente un allenatore. Per le gare estreme ho anche consultato uno psicologo dello sport.

Coccole e autoprotezione hanno posto nella tua preparazione o nel post gara? “Direi di sì, se ho ottenuto il risultato prefissato mi premio, se invece va male analizzo quello che è successo con l’obiettivo di migliorare, il tutto in ottica costruttiva e senza demoralizzarmi troppo.”

Quali sono le capacità, caratteristiche, qualità che ti aiutano nel praticare il tuo sport? “In ordine sparso, costanza, perseveranza, credo anche tenacia. Ribadirei la pazienza, il saper “far passare il tempo” che vale ovviamente per i lunghi. Credo che sia importante anche il saper stare bene da soli e con se stessi, nella lunga durata ci si ritrova da soli e saper affrontare ed apprezzare la solitudine penso sia una qualità importante.”

Nelle lunghe distanze cambia la percezione, diventa fondamentale focalizzarsi sul qui e ora, sul momento presente, sulla bellezza del respiro senza giudicare andando avanti metro per metro, chilometro per chilometro, ristoro per ristoro, avvicinandosi a metà gara, ai tre quarti di gara, fino al traguardo senz’ansia di arrivare presto, senza fretta, godendosi l’esperienza che sia anche di fatica.

Quali sono le sensazioni sperimentate prima, durante e dopo la gara? “Emozione prima di tutto, prima, durante e dopo. Tensione prima e durante la gara, gioia, durante, nei momenti in cui ho raggiunti gli obiettivi intermedi che mi ero dato e naturalmente alla fine.”

Che significato ha per te praticare il tuo sport?Io dico sempre che per me la corsa è terapia, io corro per stare bene nel fisico e nella testa, anzi forse più per stare bene nella testa, per il fisico basterebbero meno kilometri.”

Lo stare sul corpo e sulle gambe per tanto tempo ti fa stare in contatto con te stesso, ti fa elaborare pensieri e situazioni, ti fa sistemare le tue cosi mentali nei tuoi cassetti e armadi interni.

Cosa ti fa continuare a fare attività fisica, hai rischiato di mollare di fare sport?Da quando lo pratico con assiduità (e cioè da quando gli allenamenti erano solo due a settimana) non ho mai pensato di mollare e sono stato fermo solo per impedimenti fisici, anzi, gli allenamenti settimanali sono aumentati fino a cinque. Continuo perché per me è fonte di benessere, fisico e mentale, ho sempre combattuto con il peso corporeo e so che se smettessi tenderei immediatamente ad ingrassare. Amo dire che 350 giorni all’anno corro per mangiare ed i rimanenti 15 (in coincidenza con le gare a cui tengo) mangio per correre.

E’ vero, lo sport diventa fonte di benessere fisico e mentale, ti permette di prenderti cura di te, del tuo corpo, dei tuoi bisogni ed esigenze, ti permette di stare con gente positiva.

Quale può essere un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi al tuo sport?Domanda molto difficile, non tanto perché non saprei cosa dire, ma perché non riesco a identificare un messaggio che possa risultare accattivante e coinvolgente per i ragazzi (non riesco a convincere mia figlia, sigh). La corsa rende liberi, fa stare bene corpo e mente e consente a chi la pratica di decidere quando stare da soli e quando condividere ed in entrambi i casi da grandi soddisfazioni.

Vero, la corsa rende liberi e ci sono tempi, momenti e modalità per avvicinarsi allo sport senza insistere ma a volte l’esempio degli altri, il benessere che sperimentano gli altri riescono ad attrarre bambini e adulti allo sport.

Ritieni utile la figura dello psicologo dello sport? Per quali aspetti ed in quali fasi?Come in tutti gli altri campi una persona che ti aiuti a capire meglio te stesso dandoti gli strumenti con i quali farlo è utilissima. Naturalmente più sono dure le difficoltà che si affrontano più diventa utile. Il difficile penso sia capire quando se ne ha bisogno prima che sia troppo tardi (intendo prima che si verifichi un evento che sarebbe potuto essere evitato mettendo in pratica quegli insegnamenti derivanti dalla migliore comprensione di se stessi a cui accennavo prima). Personalmente ho ritenuto opportuno consultarmi prima di una gara di endurance e dopo che alla mia prima esperienza di ultra maratona ho avuto un momento di crisi forte che per fortuna non mi ha fatto rinunciare ma che comunque mi ha fatto venire dei dubbi sulle modalità con le quali affrontare certe competizioni.

Hai un tuo idolo, modello di riferimento, ti ispiri a qualcuno? “Idolo o ispirazione no, stimo molto tutti gli ultramaratoneti come Giorgio Calcaterra o Marco Olmo.”

C’è una parola o una frase detta da qualcuno che ti aiuta a crederci ed impegnarti? “Dal passatore ne ricorderò sempre due: una è la tua ed è “tu sai quello che devi fare”, la seconda è di Massimiliano Monteforte “diventa quello che ti sei preparato per essere”. Un saluto e grazie, i tuoi consigli sono stati preziosissimi.”

In effetti si tratta di comprendere quello che è bene per noi, quello che ci fa sperimentare entusiasmo e benessere e applicarsi, impegnarsi, prepararsi, pianificare, organizzarsi e poi quando si è in gara non si può tenere tutto sotto controllo, l’organismo è pronto per il grande giorno, per il grande evento, sa come fare e va in automatico facendoti risparmiare energie fisiche e mentali, tu intervieni ogni tanto per monitorare o nei momenti di dubbio, di difficoltà.

Per approfondimenti sul mondo degli ultrarunner è possibile consultare il libro “Ultramaratoneti e gare estreme“, inoltre è in uscita il libro Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida, edizioni-psiconline.

Matteo SIMONE

http://ilsentieroalternativo.blogspot.it/2018/01/lobiettivo-e-mission-del-progetto-heart.html

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Achille Gianluca 100km: Una sfida, non solo atletica, soprattutto mentale- di Matteo SIMONEultima modifica: 2018-02-04T08:48:38+01:00da atleticanotizie
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