Caso Gotti: dai vertici Fidal un silenzio assordante!
|Riportiamo un articolo apparso su Brescia. corriere.it in cui si aggiungono dei nuovi dettagli sulla sfortunata vicenda che ha colpito la sfortunata Laura Gotti.
Delusione, sconforto, amarezza. Difficile biasimare una giovane podista che ha toccato il cielo con il dito ma che, in poco tempo, è ritornata rovinosamente, sulla terra. Laura Gotti ha costruito giorno dopo giorno il suo piccolo grande capolavoro. Si è guadagnata sul campo una convocazione in nazionale dividendosi tra il lavoro (gestisce un negozio di parrucchiera, «Forbici e follie», a Cremignane di Iseo) e gli allenamenti. È stata catapultata così nel mondo dei professionisti. Purtroppo, però, non è riuscita a giocare fino in fondo le sue carte, perché un infortunio (sottovalutato?) le ha precluso la possibilità di lasciare il segno agli Europei di maratona dello scorso 12 agosto. «Avvertivo un dolore forte nella schiena, ho continuato ma non avrei mai pensato di finire così» racconta. «Ero sicura di migliorare il personale (2h33’), che mi aveva garantito la convocazione, invece ho chiuso camminando in 3h34’. Peggio di così non poteva capitarmi».
La gara e l’inizio dell’incubo
L’Italia ha conquistato l’argento a squadre, ma la runner non è riuscita a godersi la medaglia. È rientrata zoppicando dalla Germania. Una settimana dopo è iniziato un calvario. A causa di un blocco renale è stata costretta anche alla dialisi. «Ho trascorso 20 giorni in ospedale e un mese a letto immobile a casa. Ho rischiato di morire». Non vuole fare «nessuna guerra alla Federazione», ma si aspetta chiarimenti da parte dello staff medico. Laura, infatti, ha saputo della microfrattura all’osso del bacino solo quando ha avuto tra le mani la risonanza effettuata a Berlino la vigilia della gara. «Ho chiesto all’assicurazione un risarcimento per l’infortunio, per i costi che ho dovuto sostenere per la fisioterapia e per la chiusura di due mesi del negozio. Se mi avessero informato della microfrattura — continua — avrei rischiato (proviene dalle ultra maratone, ndr), ma poi mi sarei fermata». In questo scenario diventa assordante il silenzio della Federazione: «Lo staff medico è scomparso dalla scena, l’unico che mi ha chiamato è stato il direttore tecnico, Antonio La Torre». Oggi la situazione sta tornando alla normalità anche se è presto per dedicarsi alla passione della vita. «I reni hanno ripreso a funzionare correttamente e riesco a fare almeno una vita normale. Non so, però, quando e come potrò tornare a correre».
Caso Gotti: dai vertici Fidal un silenzio assordante!ultima modifica: 2018-11-17T13:47:09+01:00da
Reposta per primo quest’articolo