La grande sfida di Paolo Venturini, “correro’ a meno 60gradi”

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Fonte: corriere.it- Lo scorso febbraio è andato a fare un sopralluogo. Il clima era insolitamente mite, meno 43 gradi. Il prossimo gennaio ne troverà una ventina in meno. In queste condizioni Paolo Venturini, 50 anni, sovrintendente della Polizia, runner e biker dalle imprese impossibili, proverà a correre tra i villaggi di Ojmjakon e Tomtor, in Jacuzia, Siberia orientale, dove non c’è molto se non ghiaccio e termometri che certificano che ci troviamo nei centri abitati più freddi al mondo.

Condizioni estreme
Un azzardo, prima ancora che una sfida sportiva. «La gente qui non corre. Mi hanno detto che è impossibile, nessuno ha mai fatto una cosa del genere — si esalta ancora di più Venturini —. Mi hanno dato consigli, sono preoccupati. Anche il viceministro degli Esteri russo ha promesso che verrà a vedermi». Venturini ama giocare con i propri limiti e con quelli della natura. Ma non è uno di quei matti che si imbarcano in avventure più grandi di loro. «Avrò un team di 6 persone che arriveranno dall’Italia. Due medici del dipartimento di Medicina dello sport dell’Università di Padova, un traduttore, una troupe che girerà un documentario, esperti di medicina del freddo dell’Università di Yakutsk». Per coprire i 38 chilometri che separano i due centri abitati conta di impiegare 4 ore. «Devo stare attento a non essere troppo veloce. Questo aumenterebbe il vento in faccia e quindi la sensazione di freddo percepito: con un ritmo di 5 minuti al chilometro arriverebbe a -90 gradi».

Un anno di allenamento
L’idea di questa impresa gli è venuta realmente «a caldo». «Nel luglio dello scorso anno ho corso per 75 km nel Dasht e- Lut, in Iran, 67 gradi, il posto con le temperature più alte del pianeta. Primato mondiale, una prova epica. Quando ho finito ho pensato: perché non tentare l’opposto?». Un anno e mezzo di preparazione, diversi problemi da risolvere. Primo: la respirazione. «L’umidità raggiunge l’85%, inali cristalli di ghiaccio. L’aria così fredda congela le prime vie respiratorie, può creare danni ai denti e agli alveoli polmonari».

La divisa sportiva
Secondo: l’abbigliamento. «Non esistono capi da running adatti a climi così rigidi. Quelli degli alpinisti o delle spedizioni artiche sono ingombranti». Così ha modificato e adattato materiali tecnici. E trovato sorprendente conforto dai vecchi tessuti. «La lana merino è insostituibile, anche se bagnata mantiene il calore del corpo». Lo strato esterno si ghiaccerà. «Ho previsto quattro cambi. Mi seguirà un camion della Protezione civile della Jacuzia con una cabina riscaldata. Impossibile pensare di stare con le mani senza guanti per più di 30 secondi».

Esperienza di vita
Il tentativo, battezzato «Monster Frozen» è previsto tra il 17 e il 22 gennaio. «Servirà a raccogliere dati utili sulle reazioni umane in contesti così estremi e spero anche a dimostrare che nulla è impossibile». Le stesse molle che lo spingono quando non è in giro per il mondo, come tecnico di atletica del Gruppo sportivo delle Fiamme Oro a Padova. «Ai ragazzini la prima cosa che insegno è che lo sport, qualunque sport, ti aiuta a stare meglio e darti delle regole». Ad assisterlo nel freddo della Siberia ci sarà anche la sua compagna, Virtus. «Da uno sguardo capisce di cosa ho bisogno, se sono disidratato o devo mangiare. E fa da parafulmine quando sono teso. Ci sarà, anche se soffre il freddo».

La grande sfida di Paolo Venturini, “correro’ a meno 60gradi”ultima modifica: 2018-12-13T06:39:10+01:00da atleticanotizie
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