Scarpe Kipchoge: Cesena, la soletta al carbonio è nata qui

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Pubblichiamo di seguito apparso su ilrestodelcarlino, che riguarda le famigerate scarpe indossate da Eliud Kiochoge e Brigid Kosgei.

Hanno monopolizzato le cron ache delle ultime settimane, avendo sfondato, con le loro prestazioni, limiti che solo fino a dieci anni fa si ritenevano impensabili. I maratoneti Eliud Kipchoge e Brigid Kosgei, rispettivamente a Vienna e a Chicago, hanno tagliato il traguardo della 42 km in tempi paurosi. E hanno innescato, immediatamente, un’accesa polemica su un particolare tipo di «doping». No, non si parla di medicinali proibiti o di oscuri beveroni, ma di uno stratagemma nascosto nelle loro scarpe da running: una lamina in fibra di carbonio inserita nell’intersuola, che accumula e rilascia energia a ogni passo.

Una sorta di molla, insomma, che garantisce la spinta in avanti, facendo risparmiare energia. È un prototipo brevettato dalla Nike: eppure, non tutti sanno che, a Gambettola, già nel 2010 due giovani ingegneri informatici avevano intuito che le normali scarpe sportive peggiorano sensibilmente le performance, privilegiando comodità e ammortizzazione a scapito della reattività. È stato così che Luca Domeniconi, di Santarcangelo, e Denis Brighi, di Cesena, hanno poi ideato, nel 2016, la startup Project Ares: realizzano una soletta in fibra di carbonio e kevlar in grado di immagazzinare e riutilizzare l’energia cinetica che, altrimenti, andrebbe persa. Ciò permetterebbe agli atleti di correre più velocemente e di saltare più in alto.

Dom eniconi, che cosa pensa del dibattito attualmente in corso sulle «scarpe dei record», sulle quali sembra stia indagando anche la Iaaf (Federazione internazionale di atletica leggera)?

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Scarpe Kipchoge: Cesena, la soletta al carbonio è nata quiultima modifica: 2019-10-24T13:09:30+02:00da atleticanotizie
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