Maratona di Roma: “Roma, una frazione di eternità”, descriveva così lo scrittore Fausto Gianfranceschi, la città millenaria.

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dicembre 2018

Dopo le mie indimenticabili esperienze vissute alle maratone di New York e Atene, decido con amici di iscrivermi alla maratona Italiana per eccellenza, quella che, di fatto, è la gara sui 42km e 195metri più partecipata d’Italia, quella che letteralmente si corre dentro la storia. Sono sempre stato interessato a Roma, i monumenti, i film che hanno narrato gli aneddoti più disparati, la cultura, l’arte, ma soprattutto mi ha sempre attratto la sensazione che è possibile provare nel correre in quei luoghi. In fondo penso, ho corso dall’altra parte del mondo, non posso non provare l’adrenalina di tagliare un nuovo traguardo a qualche centinaia di chilometri da casa.

aprile 2019

Carichi per questa nuova esperienza partiamo dalla Sicilia alla volta della capitale, emozionati come sempre per quello che potrà accadere. Per me l’emozione è doppia perché grazie alla possibilità che mi è stata concessa, per la prima volta correrò la maratona in veste di Pacer, sarò una “lepre” per chi correrà la maratona per la prima volta o per chi avrà bisogno di un punto di riferimento durante la corsa, che tenga un passo lineare e che lo sproni mentalmente a non mollare. Il mio ritmo e quello dei miei colleghi che mi staranno accanto, dovrà essere tale da far concludere l’evento, a chi ci seguirà, in 5 ore.
Come da prassi passiamo il sabato precedente la gara girando un pò la città, il vaticano, i musei, il centro cittadino, ci vorrebbero giorni per visitarla tutta, ma il tempo è poco, per cui nel pomeriggio ci dirigiamo verso il “marathon village”, che come per ogni evento del genere è un mix di colori di abbigliamento delle più disparate aziende tecniche, si vive il solito, ma sempre emozionante rito del “pettorale”, si passa alle foto di gruppo e i saluti con i tanti amici o conoscenti che è facile incontrare in questo gigantesco evento tutto sommato non così lontano da casa. Io ho anche il piacere di vivere l’esperienza della presentazione dei numerosi pacer, durante la riunione pre gara.
Dopo la solita cena a base di carboidrati, in questo caso allietata da una buona pasta della tradizione romana, si va subito a riposare. L’indomani sarà una lunga giornata.

Domenica 7 aprile 2019

La giornata inizia prestissimo, molto prima di quanto non inizi usualmente, per noi pacer l’appuntamento è alle 6:30 per sistemare gli ultimi dettagli prima della foto di rito, per poi farci trovare pronti sulla lunga via dei fori imperiali in attesa delle migliaia di atleti presenti. Ho quindi la fortuna di godermi alcuni fantastici scorci romani nel tragitto a piedi dal mio albergo al punto di riunione. Il sole non è ancora sorto, la città e quasi deserta, a rompere il silenzio solo qualche goccia di pioggia che sbatte sulla mia giacca a vento; è una sensazione rilassante, mi sembra quasi di essere Gep Gambardella, personaggio principale del film “la grande bellezza”, quando la notte camminando da solo per le vie della capitale, si gode la città da questa prospettiva diversa e privilegiata. La via dei fori imperiali, luogo di partenza, man mano che passano le ore si riempie sempre di più di atleti da tutto il mondo, lingue e culture diverse, come sempre uniti per l’unico obbiettivo comune, divertirsi e godersi Roma in modo inusuale e inconsueto.

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Ore 08:30

Inno di Mameli suonato dalla fanfara dei bersaglieri, il colpo di pistola sparato dalla sindaca Virginia Raggi, e si parte, prima i diversamente abili, poi i top runners e infine gli amatori, è un tripudio di emozioni e colori, gli stessi che ho avuto la fortuna di vivere in maratone corse in posti differenti ma accomunati dalla stessa atmosfera, con il “fiume” di atleti che sotto una pioggia incessante e fredda, appena subito dopo la partenza passa accanto alla maestosa altare della patria e poi via per un lungo viale alberato costeggiando il circo Massimo, mentre corro penso a quanti eventi siano stati accomunati a questi luoghi, quanti amori nati, quante emozioni vissute durante i tanti concerti svolti in questo posto, lo stesso circo Massimo dove poco dopo sarebbe partita la gara amatoriale di cinque chilometri con ben diciottomila iscritti. Insieme ai colleghi pacer, incito sprono e letteralmente spingo i tanti atleti che mi seguono cercando di mantenere un passo regolare per concludere la maratona in 5 ore. Corso un tratto appena in periferia con la pioggia che se pur continua è meno fredda per via del sole che ormai alto riesce a scaldare un po’ a temperatura, dopo qualche chilometro, all’altezza della “Bocca della verità” finalmente smette di piovere e di conseguenza aumenta il numero di tifosi e curiosi a bordo strada che incitano gli atleti. Si attraversa il lungo Tevere, si passa accanto Castel S. Angelo, la corte di cassazione e la cattedrale di San Paolo, e non appena il cielo è sgombero totalmente di nubi, il percorso si dirige verso lo stadio Olimpico e lo stadio dei Marmi. Posti in cui lo sport la fa da padrone, dove si è davvero scritta parte della storia dello sport mondiale, e in cui se mai ci fosse ancora bisogno, ci ricordano la fortuna di essere atleti, se pur tutti con un passo differente. Ogni 5 km i rifornimenti sono davvero all’altezza, si può mangiare bere e ricevere una spugna per il sudore davvero senza che nessuno resti a secco di qualcosa. Il serpentone umano pian piano rientra verso la zona centrale, quando corro cerco di fare il turista, osservo scorci della città che magari non è possibile osservare quando le strade sono piene di mezzi a due a quattro ruote, mi piace pensare anche aneddoti legati alla gara, come quello raccontato dal compianto scrittore Andrea Camilleri, che possedendo la casa romana sul percorso della gara, non ha mai nascosto che uno dei suoi sogni fosse di correre anche per qualche centinaia di metri la maratona. Andando avanti con i chilometri, indimenticabile il passaggio da via della Conciliazione prima e piazza San Pietro in Vaticano poi, dove noi pacer lasciamo uno dei palloncini che portiamo in spalla ai volontari dell’organizzazione, che in seguito lo faranno volare durante l’Angelus del Papa. C’è tantissima gente, per cui le gambe vanno letteralmente da sole e non si sente quasi la fatica. Il percorso è davvero bellissimo e unico al mondo, non c’è sicuramente il “mondo” a bordo strada come alla maratona di New York, ma qui letteralmente si corre nella storia, è una percezione che rispetto alla maratona di Atene, che per buona parte fu corsa fuori città, sento maggiormente. Si corre in piena via del Corso, piena com’è dei negozi di alta moda, gira attorno all’obelisco di Piazza del Popolo, circondati sempre da una bolgia di pubblico e dai tanti gruppi musicali che con i loro ritmi più disparati spronano gli atleti. Il teatro Adriano, e ripenso subito a quando mio padre mi raccontò di aver da ragazzo assistito al concerto dei Beatles, il Salone Margherita, famoso per le serate in TV con i comici del bagaglino; e indimenticabile il passaggio in Piazza Navona, che piena com’è di gente, ricorda la tribuna di uno stadio durante una partita di Calcio. Per i km finali ripassiamo dal circo Massimo e dall’altare della patria e dopo il passaggio sotto l’arco di Costantino, si gira attorno al Colosseo in salita prima e in discesa poi e finalmente si arriva nuovamente in via dei Fori Imperiali sotto l’arco del traguardo, dove viene messa al collo di ogni atleta una bellissima medaglia in ricordo dell’evento. In quel momento esatto penso alle parole dello scrittore Fausto Gianfranceschi, quando disse: “Roma, una frazione di eternità”, perché a mio modesto parare ogni frazione di quello che ho vissuto oggi, ogni singola goccia di sudore versato, ogni singolo sguardo di fatica e felicità osservato, resterà per sempre nei miei ricordi per l’eternità. Oltre alle mie singole emozioni, sono onorato quando ricevo i complimenti e i ringraziamenti dei tanti runners che sono riusciti a concludere l’evento anche grazie ai miei consigli e ai miei incitamenti, perché e proprio vero che la felicità non è tale se non è condivisa.
Mentre vado a incontrare i miei amici siciliani con cui sono partito da casa, non posso non pensare alla canzone di Antonello Venditti, quando canta: Grazie Roma che ci fai piangere e abbracciarci ancora, grazie Roma che ci fai vivere e sentire ancora una persona nuova.
Perché grazie alla corsa tutti noi, a volte senza neanche accorgercene, diventiamo delle persone nuove.

Di Ismaele Morabito

 

Maratona di Roma: “Roma, una frazione di eternità”, descriveva così lo scrittore Fausto Gianfranceschi, la città millenaria.ultima modifica: 2019-12-11T10:38:57+01:00da atleticanotizie
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