Coronavirus, perché tutti se la prendono con lo Sport e con i Runner?

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Vogliamo riportare un ottimo articolo apparso su grantennistoscana.it a firma Alessio Laganà e Giorgio Panini,  (qui l’articolo completo)  che parla del fatto che lo sport in Italia non viene tenuto in considerazione a maggior ragione in tempi di coronavirus e della strana avversione degli italiani nei confronti dei runner. Di seguito la parte che riguarda proprio l’attività fisica.

[]…. MENS SANA IN CORPORE SANO,  sostenevano i latini, e quanto abbiamo detto dell’aspetto psicologico vale anche per quello fisico, Anche se, a dir la verità, con l’emergenza coronavirus non si è assistito ad un ribaltamento della vecchia realtà, ma ad una sua esasperazione. Perchè, è innegabile, in Italia lo sport e l’attività fisica sono considerate da parte delle istituzioni un parente scomodo. Il nostro paese, secondo uno studio europeo del 2017, si trova al quartultimo posto in una rosa di ventotto nazioni per quanto riguarda la pratica sportiva: il 72% della popolazione è sedentaria, ossia non svolge nessun tipo di attività motoria. La percentuale dell’obesità minorile ha raggiunto livelli allarmanti: tra i 5 e i 19 anni, infatti, oltre un ragazzo su tre (36%) risulta sovrappeso. E ai giovani sportivi le cose non vanno meglio: gli atleti agonisti vengono osteggiati dalla scuola e dagli insegnanti, e l’organizzazione dello sport all’interno della scuola lascia molto a desiderare.

In questi mesi di serrata si è assistito ad un atteggiamento a dir poco ostile delle istituzioni nei confronti dello sport: il riferimento è ai cosiddetti “runners”. In un primo momento il Governo aveva accordato il permesso di correre in libertà mantenendo la distanza di sicurezza, poi ha tolto tale privilegio, riducendo gli spazi permessi alla prossimità di casa (senza specificare il concetto di prossimità) e passando la patata bollente alla libera interpretazione delle Regioni. In paesi con una maggiore cultura sportiva, ma altrettanto tartassati da casi di Covid-19 come Francia e Germania, i governi hanno consentito l’attività motoria in certi orari (Francia) o addirittura hanno tenuto aperti i parchi e le aree verdi (Germania), comunque sempre rispettando le regole di distanziamento sociale.

Mentre gran parte dell’opinione pubblica si è scagliata contro le aperture finalizzate all’attività motoria, talvolta con toni violenti e inconcepibili, i dati di fatto rimangono due. Il primo, perfettamente espresso dal professor Giovanni Rezza, dirigente dell’Istituto Superiore di Sanità: contagiarsi all’aria aperta a causa dell’attività fisica è altamente improbabile se non impossibile mantenendo la distanza di sicurezza di un metro e mezzo. Vietare l’attività atletica in solitaria è pretestuoso, così come lo è metterla alla stregua di assembramenti di più persone, vero strumento di contagio. Il secondo è che lo sport fa bene alla salute, fortifica il corpo e la mente ed è essenziale per combattere ansia, stress e depressione. Grazie alla produzione di endorfine il corpo viene protetto contro le malattie cardiovascolari, il diabete e altre patologie. Un altro toccasana dato dal praticare attività fisica all’aperto, è la vitamina D fornita dall’esposizione ai raggi solari, utile a fissare il calcio nelle ossa. Dunque le conclusioni sono identiche a quelle del paragrafo precedente: dopo due mesi di segregazione, inclini alla depressione e all’ansia e indeboliti nel fisico, saremo nelle condizioni ideali per affrontare il ritorno alla “normalità”?

 

Coronavirus, perché tutti se la prendono con lo Sport e con i Runner?ultima modifica: 2020-04-11T13:52:26+02:00da atleticanotizie
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