Il “pasticciaccio” di Scotti nella staffetta 4×400 è anche frutto di una scelta tecnica errata- di Giuseppe Baguzzi

 

staffetta 4x400

 

Abbiamo ancora negli occhi la finale della staffetta 4×400 nella quale gli azzurri sono riusciti a conquistare il settimo posto finale a suon di nuovo record nazionale (2’58”81) migliorato di 10 centesimi rispetto alla semifinale, nonostante un madornale inconveniente verificatosi all’ultimo cambio tra il terzo frazionista (Edoardo Scotti) e Sibilio.

Abbiamo usato il termine “inconveniente” perchè se si vuole invece considerarlo “errore” allora dobbiamo suddividere equamente le responsabilità.
Innanzitutto partiamo dalla scelta dello staff tecnico di ribaltare la formazione che tanto bene si era comportata in semifinale abbattendo il muro dei 3 minuti e che era così composta: Sibilio in prima frazione poi a seguire Aceti, Scotti e Re. Lodevole l’intenzione di lanciare la staffetta con il suo elemento più rappresentativo (cioè il primatista nazionale Davide Re, inserendolo in prima frazione per rimanere attaccato agli avversari al primo cambio e quindi responsabilizzare ulteriormente i compagni nelle mfrazioni successive) e contemporaneamente di sfruttare al meglio le caratteristiche combattive di Sibilio, togliendolo dalla prima frazione in corsia e mettendo il ragazzone napoletano da 1.90 in ultima, dove si lotta gomito a gomito con gli avversari nello sprint decisivo. Ma, c’è sempre un ma… non si è tenuto conto che Scotti ben poche volte era stato impiegato in una frazione interna: quasi sempre in prima o, fin dalle stagioni giovanili, in ultima. Ma c’è dell’altro. Scotti è noto a tutti per la sua caratteristica di essere un vincente “in rimonta”. Tutti i suoi successi (non ultimo quello dello scorso anno al Golden Gala) sono stati ottenuti dopo una prima parte di gara giudiziosa, in controllo, per poi sparare tutte le cartucce rimaste nel rettilineo finale, quando l’acido lattico ingrippa le gambe degli avversari. Lui sembra rimanerne miracolosamente indenne, perchè è in grado di operare un”cambio di passo” che lo porta a recuperare metri su metri. Favolosa una sua semifinale ai mondiali juniores di Tampere nel 2018 quando negli ultimi 70 metri ne recuperò una ventina ai due che gli stavano davanti, andando sorprendentemente a vincere. Una vera e propria “zona-Scotti” ,sul tipo di quella calcistica intitolata a Cesarini per i gol all’ultimo minuto della partita.

Ebbene è stata proprio questa sua caratteristica a provocare il “pasticciaccio”di Tokyo, perchè Edoardo all’ingresso nel rettilineo finale in penultima posizione, ma con tre avversari poco davanti, ha tirato fuori tutta la sua grinta, ha visto un pertugio in prima corsia e si è avventato nella sua proverbiale rimonta. Senza rendersi conto che si stava infilando in un vicolo cieco. E’ in piena trance agonistica e non lo sfiora nemmeno il pensiero del perchè i tre davanti a lui si siano allargati verso l’esterno. Lui si butta alla corda, pian piano li affianca, li sorpassa poi a 30 metri dal cambio alza gli occhi e vede Sibilio in attesa, ma in settima corsia. Edo fa un gesto istintivo e con la mano destra gli indica di portarsi più giù, verso di lui. Ma Sibilio sa che non può lasciare il posto indicato dai giudici, i quali stabiliscono la corsia del cambio in base alla posizione che le squadre hanno assunto all’ingresso in rettilineo. Pena la squalifica della squadra. Settimi eravamo dopo l’ultima curva e in settima corsia dobbiamo cambiare. Così recita la regola, obsoleta fin che si vuole, ma così è.

Scotti ha un attimo di disperazione: non può allargarsi dalla prima corsia, perchè alla propria destra ci sono i tre appena superati di una spanna: se tagliasse all’improvviso potrebbe rischiare di impattare contro un avversario o addirittura di cadere. Così è costretto a rallentare, lasciando sfilare il terzetto, vanificando quindi lo sforzo fatto per sopravanzarlo, e poi puntando verso destra, quindi lateralmente attraverso la pista, verso Sibilio che nel frattempo, liberatisi gli spazi intermedi, è sceso dalla settima alla quinta corsia. Così il cambio dei due azzurri avviene in settima posizione anziché in quarta come era diventata la posizione. Questo il nostro verdetto: cinquanta per cento di colpa per Scotti e 50 per i tecnici che l’hanno messo in terza frazione. Incolpevole Sibilio. Tra il rallentamento ed il tratto laterale percorso per la consegna del testimone a Sibilio si calcola che Scotti abbia perso oltre un secondo…. In condizioni normali avrebbe fatto una frazione da 44 basso!!!

Cosa avrebbe potuto significare restare davanti a Belgio, Polonia e Giamaica con un tempo inferiore di un secondo a quello realmente ottenuto? Ve lo diciamo subito: quarto posto alle spalle del Botswana, perchè il tempo dell’ultima frazione di Sibilio (cronometrato in 44”25) è stato simile a quello ottenuto dal belga Kevin Borlee, ed inferiore a quelli del polacco Dushinsky e del giamaicano Allen. Che sarebbero stati tutti dietro di lui. Quindi, senza l’intoppo, Sibilio sarebbe finito quarto e non settimo.

Conclusione. L’episodio ha confermato tre cose. Innanzitutto che abbiamo una grande staffetta anche nella 4×400 e soprattutto proiettata verso il futuro. Secondo: che Scotti può correre, per le sue caratteristiche di velocista da rimonta finale, soltanto in prima o in quarta frazione. Terzo: che Scotti può correre soltanto in quarta frazione, perchè può solo ricevere il testimone senza passarlo a nessuno e con la sua zona-Scotti ha bisogno di “sentire” gli avversari a fine-benzina per rimontarli senza scampo. Irrimediabilmente. Cosa che non potrebbe verificarsi in prima frazione, con tutta la gara ancora da disputare.
E veniamo, per completezza di informazione, agli “split”, che non sono altro che i tempi intermedi ottenuti da ogni staffettista e che vengono rilevati dal fotogramma del rallenty relativo al momento del passaggio del testimone dalla mano del frazionista che arriva a quella del compagno che riceve.

Questi tutti gli split delle otto squadre della finale della 4×400 maschile di Tokyo.

1° USA in 2.55.70 (Cherry 44.26 –Norman 44.03 –Deadmon 44.01 –Benjamin 43.40)
2° Olanda in 2.57.18 (Bonevacia 45.02 -Agard 43.76 -Van Diepen 44.28- Angela 44.12)
3° Botswana in 2.57.27 (Makwala 43.89 –Thebe 44.78- Ngozi 44.40- Ndori 44.20)
4° Belgio in 2.57.88 (Doorn 44.94- Sacoor 44.08- D. Borlee 44.68- K. Borlee 44.18)
5° Polonia in 2.58.46 (Kowaluk 45.03- Zalewski 43.68- Tzeckizak 45.44- Dushinski 44.31)
6- Jamaica in 2.58.76 (Goye 45.28- Taylor 43.93- Hyde 45.15- Allen 44.42)
7- Italia in 2.58.81 (Re 45.29- Aceti 44.20- Scotti 45.07- Sibilio 44-25)
8- TTO in 3.00.85 (Lendore 44.35- Richards 44.63- St Hillaire 46.88- Cedeno 44.99)

In genere i tempi del primo frazionista, che parte da fermo, sono superiori a quelli dei compagni che partono in movimento, anche perchè la zona di cambio, ben diversa da quella della staffetta 4×100, si riduce a qualche metro dopo la linea dei 400: per cui il primo frazionista fa almeno 403-404 metri, il secondo ed il terzo ne fanno giusti 400 (ricevono e cambiano 3 metri dopo la linea) mentre tutto si compensa con il quarto frazionista che ne fa soltanto 396-397.
Al primo cambio (400 metri) la classifica vedeva Botswana in testa seguito da Usa, Trinidad e Tobago, Belgio, Olanda, Polonia, Giamaica e Italia
Al secondo cambio (800 metri) Usa in testa davanti a Botswana, Polonia, Olanda, Belgio, TTO, Giamaica e Italia.
Al terzo e ultimo cambio (1200 metri) Usa nettamente davanti a Botswana, Olanda, Belgio, Polonia, Giamaica, Italia e TTO (attardata da una caduta).
Il frazionista più veloce tra tutti è stato lo statunitense Benjamin in ultima frazione, seguito dal polacco Zalewski con 43.68, dall’olandese Agard con 43.76, da Makwala del Botswana con 43.89 e dal giamaicano Taylor con 43.93, tutti in frazioni interne.

 

Il “pasticciaccio” di Scotti nella staffetta 4×400 è anche frutto di una scelta tecnica errata- di Giuseppe Baguzziultima modifica: 2021-08-08T19:36:36+02:00da atleticanotizie
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