L’evoluzione delle scarpe di atletica dal 1852 ai giorni nostri

Scarpe-da-running

 

atleticanotizie: Disporre delle giuste calzature riveste un peso determinante nello sport e soprattutto nell’atletica leggera. Nate nel 1852, le prime scarpe sportive che giungono a noi appartengono al decennio del 1860, conservate al Brooklyn Museum. Tali prototipi, appartenenti al conte Spencer di Wimbledon, vengono costruiti in cuoio con la pelle di canguro, considerata resistente e straordinariamente leggera. Lungimirante il ciabattino bavarese di Herzogenaurach Adi Dassler, fondatore della “Gebrüder Dassler Schuhfabrik” assieme al fratello Rudolf, che dopo alcuni screzi in famiglia crea la Puma.

Adi Dassler, nonostante i divieti del regime tedesco, incontra intanto Jesse Owens al villaggio olimpico, quando siamo al 1936, per proporgliene un paio adidas, marchio che da lì in poi diventa leader nell’abbigliamento sportivo. Quelle indossate presentano pochissimo tacco, mentre l’avampiede, particolarmente rialzato, ha sei lunghi chiodi. Centrati quattro successi, il marchio con tre linee comincia a ricevere moltissime richieste. L’imminente progresso prevede calzature con suola in gomma di Para e lacci stretti, consegnate a Emil Zatopek, che fa togliere il logo così da non oltraggiare il regime comunista della Cecoslovacchia.

Roma 1960 incorona come sua regina Wilma Rudolph, le quali scarpette tedesche portano chiodi spostati verso l’inizio dell’avampiede, placca chiodata in nylon, nonché struttura rinforzata sul tallone e sulla curva plantare. Scelta ripagata dalla tripletta 100, 200 e 4×100. Pensate alle soluzioni destinate ai multiplisti, Willi Holdorf mostra a Tokyo 1964 un apposito campione provvisto di tacco rialzato e una lunghezza dell’intersuola completa, ma morbida così da assicurare la prevenzione dell’atleta. Il salto in alto viene rivoluzionato da Dick Fosbury che durante il trionfo a Messico 1968 esibisce chiodi su tallone e avampiede. La possibilità di cambiarli viene concessa soltanto nel 1976 ad Alberto Juantorena, dominatore dei 400 e 800 a Montréal.

Assistito finora a un dominio adidas, si deve alla Nike l’esemplare attraverso cui Michael Johnson sbanca Atlanta 1996, dotato di scarpe in Zytel, costruite secondo una particolare combinazione di nylon e fibra di vetro, pesanti solo 90 grammi e progettate per durare appena una gara. Da quel momento in poi sono pervenute modifiche marginali, ideali ad accontentare sempre più la clientela. 

di Saverio Fontana

L’evoluzione delle scarpe di atletica dal 1852 ai giorni nostriultima modifica: 2016-06-06T06:00:35+02:00da atleticanotizie
Reposta per primo quest’articolo