Doping: 8 anni di squalifica per la keniana Chepchirchir

 

La 39enne Sarah Chepchirchir è stata squalificata per otto anni per aver violato le norme antidoping per la seconda volta dopo la prima squalifica avvenuta dal 2019 al 2023.

L’Atletica Integrity Unit ha sanzionato Sarah Chepchirchir del Kenya con una squalifica di otto anni per aver violato una norma antidoping.

Chepchirchir è stata bandita per la presenza/uso di una sostanza vietata (testosterone) e i suoi risultati del 5 novembre 2023 sono stati squalificati.

L’AIU ha riferito che il corridore 39enne ha fornito un campione di urina il 5 novembre 2023, dopo aver gareggiato alla maratona Bangsaen42 Chonburi a Chonburi, in Tailandia.

Un’analisi del campione effettuata dal laboratorio accreditato dell’Agenzia mondiale antidoping (“WADA”) a Bangkok, Tailandia (il “Laboratorio”), ha rivelato la presenza di metaboliti del testosterone coerenti con l’origine esogena (il “Risultato analitico avverso”).

Secondo l’AIU, il testosterone è una sostanza vietata nell’elenco delle sostanze vietate WADA 2023 nella categoria S1.1 Steroidi androgeni anabolizzanti. È una sostanza non specificata vietata in ogni momento.

Nel frattempo, l’AIU ha inoltre osservato che Chepchirchir aveva precedentemente scontato un periodo di squalifica di quattro (4) anni dal 6 febbraio 2019 al 5 febbraio 2023 per una violazione delle regole antidoping ai sensi dell’articolo 2.2 delle regole IAAF 2018 (equivalente alla regola 2.2 del Regolamento) (Uso di una sostanza vietata o di un metodo proibito) sulla base di valori anomali nel modulo ematologico del Passaporto biologico dell’Atleta.

“Un periodo di squalifica di otto (8) anni a partire dal 22 dicembre 2023 fino al 21 dicembre 2031 e la squalifica dei risultati dell’Atleta a partire dal 5 novembre 2023, con tutte le conseguenze che ne derivano, inclusa la decadenza di eventuali titoli, premi, medaglie, premio in punti e denaro per l’apparizione.

“Si ritiene che l’Atleta abbia accettato le conseguenze di cui sopra e abbia rinunciato al suo diritto di far sì che tali conseguenze siano determinate dal tribunale disciplinare in un’udienza”, ha affermato l’AIU riguardo alla sua punizione.